mercoledì 8 aprile 2015

Invito alla presentazione dei libri “Un ragazzo valdese” “Il ragazzo dai capelli bianchi”

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Invito alla presentazione dei libri
“Un ragazzo valdese”
“Il ragazzo dai capelli bianchi”
di Piera EgidiBouchard e Giorgio Bouchard
Claudiana

Coalizione per il matrimonio egualitario


Alle coppie formate da persone dello stesso sesso
Alle associazioni lgbti italiane
A tutte le persone singole, alle coppie ed alle associazioni che credono nel matrimonio egualitario


Roma, 18 marzo 2015

Care e cari,
come sapete quest’anno cadono i cinque anni dall’approvazione della storica sentenza della corte costituzionale n. 138 del 2010. Si tratta del primo riconoscimento formale delle famiglie formate da persone dello stesso sesso, con o senza figli, e dei loro diritti e doveri. Pur non essendo questa sentenza quella che avremmo sperato, essa contiene,tra le altre cose importanti, un invito esplicito al Parlamento italiano a legiferare su questa materia. Cosa che fino ad oggi non è accaduta.
Noi dobbiamo scendere in piazza, con una semplice manifestazione, con una conferenza stampa e con una richiesta al Presidente della Repubblica, massimo garante del rispetto della carta costituzionale, per chiedere che il Parlamento si muova e legiferi.

giovedì 19 marzo 2015

Invito alla presentazione del libro “Proposte per l’insegnamento della storia delle religioni nelle scuole italiane”

Invito Arrigoni 9b152Invito alla presentazione del libro
“Proposte per l’insegnamento della storia delle religioni nelle scuole italiane”
a cura di Giampiera Arrigoni, Claudia Consonni e Anna Però
Sestante Edizioni
SABATO 21 MARZO 2015 – ORE 17,30
Circolo dei Lettori (Sala Gioco)  - Via Bogino 9, Torino

Introduce e conduce:
MARCO CHIAUZZA, Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni
Partecipano:
MARIACHIARA GIORDA, storica delle religioni, coautrice del libro
SILVANA RONCO, presidente Associazione XXXI Ottobre
ALESSANDRO SAGGIORO, storico delle religioni
Sarà attivo un servizio di interpretariato nella lingua dei segni italiana per sordi

Il Consiglio dei Ministri impugna davanti alla Corte Costituzionale la legge lombarda "anti-moschee"

COMUNICATO STAMPA DEL 13.3.2015

In data 12.3.2015 il Consiglio dei Ministri ha deliberato sull'impugnativa, davanti alla Corte Costituzionale, della legge
2/2015 della Regione Lombardia entrata in vigore lo scorso 3.2.2015.

La legge era stata battezzata come “legge anti-moschee” dalla stessa maggioranza in Regione, mentre era stata targata e criticata come “legge anti-culto” e gravemente discriminatoria da parte di numerose realtà religiose e non soltanto religiose.

Atto dovuto quello del Governo Renzi che però raccoglie ampio consenso tra i lombardi.

Si dichiarano infatti soddisfatte le realtà che si erano schierate in prima linea contro questa normativa, richiedendo sia l’impugnazione della legge sia l’immediata sospensione della stessa da parte della Corte Costituzionale: il CAIM (Coordinamento delle Associazioni Islamiche di Milano Monza-Brianza), la Fondazione Casa della Carità, il COEN (Conferenza Evangelica Nazionale), l’Unione Induista Milano e quella Italiana, i musulmani dell’associazione Cheikh Ahmadou Bamba di Brescia, la Consulta Milanese per la Laicità delle Istituzioni e comunità di Sant’Egidio di Milano.

Ora sarà proprio la Corte Costituzionale a vagliare l’adeguatezza e l’utilità delle norme varate e volute soltanto da Lega, NCD e Forza Italia in Regione Lombardia.

Tra le motivazioni che hanno portato all'impugnazione davanti alla Consulta:

1)      La violazione degli articoli 3, 8 e 19 della Costituzione 
Italiana per l’imposizione agli enti rappresentanti di organizzazioni religiose di una serie stringente di obblighi e requisiti che incidono sull'esercizio in concreto del diritto fondamentale e inviolabile della libertà religiosa;
2)      La violazione dell’art. 117 lettere a), c) e h) della 
Costituzione per aver disciplinato in contrasto con i principi contenuti nei trattati europei e internazionali nonché per invasione, da parte della stessa Regione Lombardia, nella competenza esclusiva dello Stato in materia di rapporti tra Repubblica e le confessioni Religiose; e
3)      La violazione dell’art. 118 comma 3 Cost. per non aver 
rispettato la competenza esclusiva dello Stato e la Costituzione che affida alla sola legge dello Stato il potere di disciplinare forme di coordinamento fra Stato e Regione nella materia della sicurezza pubblica.
Le realtà interessate non escludono di presentarsi anche davanti alla Corte Costituzionale per mostrare le loro doglianze ed evidenziare come questa legge colpisca le diverse sensibilità religiose che convivono, da anni, in Lombardia.


Consulta Milanese per la Laicità delle Istituzioni www.milanolaica.it info@milanolaica.it facebook.com/consultamilanolaica

mercoledì 4 marzo 2015

Incentivi per la scuola privata: a rischio la laicità?


Coordinamento Consulte

Incentivi per la scuola privata: a rischio la laicità?
di Monica Lanfranco
Portavoce del Coordinamento Nazionale delle Consulte per la Laicità delle Istituzioni
Non sappiamo ancora come si evolverà, nel pacchetto Buona scuola del governo, la proposta d’incentivi (si parla di circa 4 mila euro a famiglia) per chi decida di iscrivere figlie e figli a istituti privati e paritari.
Sappiamo però che, accanto all’entusiasmo scontato di FI, anche esponenti del Pd sono favorevoli a questa misura, incuranti degli effetti che la proposta avrebbe su più versanti: obiezioni incostituzionali, depotenziamento della funzione sociale, politica e civile della scuola pubblica, relativizzazione della centralità della laicità dello stato.

Dibattito: “IL CORPO DELLA DONNA: autodeterminazione, politica, sessualità, mercificazione, edonismo”


Invito 8marzo mail Pagina 1 8409aDibattito:
“IL CORPO DELLA DONNA: autodeterminazione, politica, sessualità, mercificazione, edonismo”

SABATO 7 MARZO 2015
ORE 17
Salone dell’Unione Culturale “Franco Antonicelli”
Via Cesare Battisti 4 b – Torino

NELLA RICORRENZA DELL’8 MARZO “GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DONNA”
PROGRAMMA
Presiede e conduce:
ANNA SBURLATI - responsabile Diritti delle Donne della Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni

Introduce:
TULLIO MONTI - presidente della Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni

ROTTAMIAMO L'ARTICOLO 33 DELLA COSTITUZIONE!

ROTTAMIAMO L'ARTICOLO 33
DELLA COSTITUZIONE!

Articolo da “Corriere.it” – 26 febbraio 2015
LA RIFORMA DELLA SCUOLA
Il governo apre alle scuole private
Sgravi fiscali per chi le sceglie
Il sottosegretario Toccafondi: detrazioni sulle rette. I timori dei ricorsi dei precari
ROMA - «Vorremmo dare la possibilità anche a due operai di scegliere se mandare il figlio in una scuola pubblica o in una paritaria». Come?
«Detraendo fiscalmente almeno parte della retta da pagare». C’è anche questo nella Buona scuola del governo di Matteo Renzi, la cui discussione in Consiglio dei ministri è slittata da domani al 3 marzo. E nell’ultima bozza al Miur spunta la possibilità di un aiuto per le famiglie con i figli negli istituti non statali. «La rivoluzione delle Buona scuola - spiega il sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi - non è un semplice decreto, ma una riforma complessiva del sistema», e il sistema «da legge 62 del 2000 dell’allora ministro Luigi Berlinguer, è composto da scuole statali e paritarie private».
Parliamo di quasi 1 milione e mezzo di studenti, oltre 13 mila istituti e 100 mila tra insegnanti e personale amministrativo: tra questi ci sono almeno la metà di bambini delle scuole materne private .«Non si possono ignorare». Anche perché, in quanto paritarie e quindi riconosciute dallo Stato, «loro rispettano le stesse norme e regole della scuola statale». Ricevono ogni anno intorno ai 400-500 milioni di euro. «Ma lo studente della paritaria - fa i conti Toccafondi - costa circa 450 euro, contro i 6.800 di uno della statale».

giovedì 26 febbraio 2015

Coordinamento Consulte

PETIZIONE
STOP ALL’OMOFOBIA A SCUOLA
NESSUNO UGUALE; TUTTI UGUALI

Perché lesbiche, gay, bisessuali, trans devono stare male a scuola?
“Le scuole devono essere luoghi sicuri, devono combattere gli atteggiamenti discriminatori, creare comunità accoglienti, costruire una società inclusiva e permettere l’Educazione per Tutti.” (UNESCO 1994).

La scuola pubblica, così come è stata delineata dalla nostra Costituzione, rappresenta il luogo privilegiato in cui riconoscere il diritto di tutti ad essere sostenuti nel cammino verso "il pieno sviluppo della persona umana", attraverso la rimozione degli "ostacoli di ordine economico e sociale", che limitano di fatto "la libertà e l'uguaglianza dei cittadini". La scuola è uno strumento di attuazione dell’articolo 3, perché a scuola vengono poste le basi affinché ogni bambino e bambina, ogni ragazzo e ragazza abbia tutte le opportunità per realizzarsi come persona.

mercoledì 25 febbraio 2015

Invito alla presentazione del libro “EVOLUTI E ABBANDONATI. Sesso, politica, morale. Darwin spiega proprio tutto?”

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Invito alla presentazione del libro
“EVOLUTI E ABBANDONATI. Sesso, politica, morale. Darwin spiega proprio tutto?”
di Telmo Pievani
Einaudi

SABATO 28 FEBBRAIO 2015 – ORE 17,30
Circolo dei Lettori (Sala Biblioteca)  - Via Bogino 9, Torino

BASTA ALLE LEGGI CONTRO LA BLASFEMIA CAMPAGNA PER L’ABOLIZIONE DELLE LEGGI CONTRO LA BLASFEMIA NEL MONDO

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BASTA ALLE LEGGI CONTRO LA BLASFEMIA
CAMPAGNA PER L’ABOLIZIONE DELLE LEGGI CONTRO LA BLASFEMIA NEL MONDO
La Relazione sulla Libertà di Pensiero è una indagine annuale sulla discriminazione e la persecuzione contro le persone non-religiose in tutti i paesi del mondo. L’ultima relazione è disponibile in inglese e si può scaricare gratis
La prima relazione fu pubblicata il 10 dicembre 2012, Giornata Internazionale dei Diritti Umani. Nella prefazione, Heiner Bielefeldt, Relatore Speciale delle Nazioni Unite sulla Libertà Religiosa o di Pensiero, dice:
“Come diritto umano universale, la libertà di religione o pensiero ha una vasta applicazione. Purtroppo sembra esserci scarsa consapevolezza del fatto che questo diritto offre anche un quadro normativo di riferimento per gli atei, gli umanisti e i liberi pensatori e per le loro convinzioni, pratiche e organizzazioni. Sono comunque contento che per la prima volta la comunità Umanista abbia prodotto una indagine globale sulla discriminazione contro gli atei. Spero che chiunque ha a cuore la libertà di religione o di pensiero presti una attenta considerazione a questo studio.”

martedì 24 febbraio 2015

Invito alla presentazione del libro “MAMMA, PAPA’: DEVO DIRVI UNA COSA”

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Invito alla presentazione del libro
“MAMMA, PAPA’: DEVO DIRVI UNA COSA”di Giovanni e Paola Dall’Orto
Edizioni Sonda
MARTEDI’ 24 FEBBRAIO 2015 – ORE 18
Circolo dei Lettori (Sala Gioco)  - Via Bogino 9, Torino
 Introduce e conduce:
ANNA CERAVOLO, Agedo Torino e componente Consiglio Direttivo Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni
Partecipano:
GIOVANNI  DALL’ORTO, giornalista e scrittore
prof.  FRANCESCO  REMOTTI, già docente ordinario di Antropologia culturale presso l'Università di Torino
Omosessuali si è. Riconoscere e accettare questa identità è difficile sia per l'omosessuale che per la famiglia: entrambi possono essere discriminati, guardati con sospetto, emarginati.
Il libro, attraverso l'esperienza di una mamma e di suo figlio, aiuta ad affrontare passo dopo passo le difficoltà e gli stereotipi. Con serenità e rispetto, conduce a superarli.
In una società multietnica e fluida, confrontandoci con culture diverse, riflettiamo sulla necessità di superare i vecchi pregiudizi e sull'urgenza di riconoscere dignità a tutte le famiglie. 

Nuova Portavoce del Coordinamento

Coordinamento Consulte

L’Assemblea del Coordinamento Nazionale delle Consulte per la Laicità delle Istituzioni, riunitasi a Torino domenica 15 febbraio, ha eletto i suoi nuovi organismi.

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Monica Lanfranco è stata eletta all’unanimità nuova Portavoce
 tulliomontiTullio Monti, fondatore del Coordinamento, è stato eletto Portavoce Onorario
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Davide Meinero, della Consulta Torinese, è stato eletto Viceportavoce con delega ai rapporti internazionali
 Rosini ba764Valeria Rosini, della Consulta Milanese, è stata eletta Viceportavoce con delega ai rapporti con le Consulte.
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Marco Chiauzza è stato eletto Presidente del Collegio dei Garanti.

BREVE PRESENTAZIONE DI MONICA LANFRANCO
Monica Lanfranco, nata il 19/3/1959 a Genova; laureata in filosofia è giornalistafemminista e formatrice sui temi della differenza di genere e sul conflitto. Ha fondato nel 1994 e dirige il trimestrale di cultura di genere  MAREA. Ha un blog sul Fatto quotidiano. Ha insegnato Teoria e Tecnica dei nuovi media all’Università di Parma.  Cura e conduce corsi di formazione per gruppi di donne strutturati (politici, sindacali, scolastici) sulla storia del movimento delle donne, sulla comunicazione di genere e sulla risoluzione nonviolenta dei conflitti.
Il suo primo libro è stato nel 1990 Parole per giovani donne - 18 femministe parlano alle ragazze d'oggi (Solfanelli).
Nel 2003 esce Donne disarmanti - storie e testimonianze su nonviolenza e femminismi(Intramoenia).
Nel 2005 esce Senza Velo - donne nell’Islam contro l’integralismo (Intramoenia).
Nel 2007 ha prodotto il film sulla vita e l’esperienza politica della senatrice Lidia Menapace dal titolo Ci dichiariamo nipoti politici.
Nel 2009 è uscito Letteralmente femminista – perché è ancora necessario il movimento delle donne (Punto Rosso).
Nel 2013 è uscito Uomini che odiano amano le donne- virilità, sesso, violenza: la parola ai maschi(Marea Edizioni) dal quale è stata tratta la piece teatrale, primo caso di teatro sociale per uomini Manutenzioni – Uomini a nudo
I suoi siti sono:

martedì 17 febbraio 2015

Prove di pluralismo culturale in Lombardia

17 febbraio 2015 def 55f19Consulta Milanese per la Laicità delle Istituzioni

Martedì 17 febbraio 2015 alle ore 20,30
Sala Alessi - Palazzo Marino – Piazza della Scala 2

incontro pubblico in occasione della ricorrenza del 17 febbraio

Prove di pluralismo culturale in Lombardia
NELLE CATACOMBE PER LEGGE
La nuova normativa urbanistica lumbard contro la libertà di culto

con Giulio Giorello, Sara Valmaggi, A. Lucia De Cesaris, Ilaria Valenzi



I recenti fatti di Parigi ci obbligano a ripensare la nozione di cittadinanza in una società plurale nella quale possano convivere pacificamente culture, convinzioni e religioni diverse, salvaguardando diritti e doveri uguali per tutti e garantendo sempre la laicità delle istituzioni: principi di giustizia e democrazia che sono alla base della nostra Costituzione repubblicana.
La possibilità di esprimere liberamente il proprio pensiero e la propria religione è oggi al centro di una riflessione che ci riguarda tutti e tutte.  In Lombardia assistiamo a tentativi di risoluzione dei problemi e contemporaneamente al suo contrario: un caso emblematico è quello della normativa sui luoghi di culto della Legge Regionale n.62.
Partiamo da un caso concreto per cercare di capire in quale mondo vogliamo vivere oggi e domani, noi e i nostri figli.

Il 17 febbraio la Consulta Milanese per la Laicità delle Istituzioni commemora due importanti avvenimenti: il 17 febbraio 1600, a Roma in Campo dei Fiori moriva, arso vivo come eretico, il filosofo Giordano Bruno, diventando il simbolo del libero pensiero e della libertà di coscienza; il 17 febbraio 1848, a Torino, ai valdesi ed agli ebrei venivano riconosciuti i diritti civili e politici, aprendo così le porte alla libertà religiosa in Italia.
La Consulta Milanese sostiene la richiesta di onorare il 17 febbraio come solennità civile e “Giornata della libertà di pensiero, di coscienza e di religione”.

http://www.milanolaica.it/index.php/news-dalla-consulta/164-nelle-catacombe-per-legge

Per seguire l'evento in streaming: http://youtu.be/vom5rFhTNnw
Consulta Milanese per la Laicità delle Istituzioni
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martedì 20 gennaio 2015

Quaderni Laici n° 13

QL13 coperta b2 c411e«Dobbiamo o no fare una Costituzione democratica, che abbia alla sua base i diritti di libertà? Tra questi c’è il diritto di eguaglianza di tutti i cittadini, la libertà di religione, la libertà di coscienza». Piero Calamandrei (1947)
La pluralità dei modi di fare ed intendere la famiglia non è un fenomeno recente, al contrario. La storia umana presen­ta un repertorio pressoché inesauribile di modi di organiz­zare e attribuire significato alla generazione e alla sessua­lità, all'alleanza tra gruppi e a quella tra individui: nulla di meno "naturale"e di più socialmente costruito.
Perché allora la pluralizzazione dei modi di fare famiglia ci appare un fenomeno nuovo, un'innovazione talmente radi­cale da apparire ad alcuni un rischio per la stessa coesione sociale?
Al di là dei fenomeni contemporanei che segnalano un'e­terogeneità crescente e una crescente ridefinizione di mo­delli e norme consolidate, in Occidente la storia delle forme di regolazione della famiglia è storia di progressivi allarga­menti del campo di ciò che è riconosciuto come socialmen­te possibile nonché di ridefinizioni dell'equilibrio tra obbli­ghi e diritti individuali.

Saggi di: Chiara Bertone, Francesco Bilotta, Michelangelo Bovero, Enzo Cucco, Marilisa D’Amico, Luigi Ferrajoli, Monica Lanfranco, Ferruccio Pastore, Valentina Pazé, Paolo Ribet, Massimo L. Salvadori, Chiara Saraceno, Stefano Sicardi, Carlo Augusto Viano, Vladimiro Zagrebelsky.
Intervista di: Tullio Monti a Giulio Giorello
Indice
I diritti come progetti di vita e conquiste della volontà di Massimo L. Salvadori 5
Parte prima. Diritti civili: individui, minoranze 9
Laicità e libertà di Luigi Ferrajoli 11
1. Il significato di «laicità» e il nesso tra laicità e libertà 11
2. Stato laico e libertà giuridica 14
3. Etica laica e libertà morale. Due opposizioni meta-etiche: cognitivismo e anticognitivismo etico; eteronomia e autonomia della morale 17
4. Due etiche e due meta-etiche 19
5. Oggettivismi e cognitivismi etici di tipo laico e di tipo religioso 21
De dignitate et indignitate hominis. Uno sguardo laico sulla dignità umana di Michelangelo Bovero 27
1. La dignità umana e l’ethos dei diritti 27
2. Il concetto di dignità: Pico della Mirandola 28
3. Dignità e autodeterminazione: il principio dell’etica laica 30
4. La lezione di Kant 31
5. Dignità degli indegni? 32
6. Dignità fragile 34
I diritti delle donne sono speciali? di Chiara Saraceno 37
1. Azioni positive antimonopolistiche e abilitanti 37
2. Diritti specifici di habeas corpus 39
3. Dai “diritti delle donne” a un allargamento dei diritti anche degli uomini 40
Diritti per le identità discriminate: le persone LGBTI di Francesco Bilotta 43
La piramide dei diritti. Diversificazione degli status e condizione giuridica dei migranti stranieri di Ferruccio Pastore 53
1. Non necessariamente “ultimi” 53
2. Narrazioni di matrice politica 54
3. La prospettiva analitica proposta 56
4. La progressiva diversificazione degli status 57
  4.1 La costruzione dell’opposizione regolare/irregolare 57
  4.2 La moltiplicazione delle fattispecie di rights-based migration 59
  4.3 La gerarchizzazione dei regolari 61
5. La regolazione dei passaggi di status 64
  5.1 Regolarizzazioni: i mutamenti di una costante 65
  5.2 Il passaggio a un’impostazione culturalista e meritocratica nella stabilizzazione del soggiorno 66
6. Perché cresce la piramide? Qualche spunto interpretativo 67
  6.1 Inadeguatezza di alcune spiegazioni semplici 68
  6.2 Interessi strutturali e interessi contingenti 69
  6.3 Impatto determinante, ma non univoco, della legislazione UE 70
7. Una postilla sull’impatto della crisi 71
Diritti e minoranze religiose di Stefano Sicardi 77
1. Libertà, eguaglianza e differenza 77
2. Che cosa significa minoranza religiosa? 79
3. Che cosa chiedono le minoranze religiose? 82
4. Che cosa intendono dare le autorità secolari alle minoranze religiose? 84
5. La saldatura tra richieste e risposte. Dove fermare la differenziazione? Considerazioni conclusive 87
Diritti e culture: una relazione controversa di Valentina Pazé 93
1. I diritti culturali nei documenti internazionali 93
2. Una relazione problematica 95
3. L’individuo come soggetto di diritti 97
4. «Popoli» in che senso? 99
5. Conclusione. Diritti culturali o diritti economico-sociali? 100
I diritti sulla vita di Carlo Augusto Viano 103
1. Scienza e coscienza 103
2. La sovversione delle coscienze 106
3. I diritti sulla vita 108
Parte seconda. Diritti civili: famiglie 113
Dalla «famiglia» alle «famiglie» di Chiara Saraceno 115
1. La pluralità dei modi di fare famiglia: una storia antica con caratteristiche contemporanee specifiche 115
2. I principali mutamenti recenti all’origine della differenziazione in Occidente 117
3. Tra regolazione e cambiamento 120
Storia e prospettive del diritto di famiglia in Italia di Marilisa D’Amico 125
Premessa 125
1. La famiglia cosiddetta «tradizionale», come «società naturale fondata sul matrimonio»: l’art. 29 della Costituzione 126
  1.1 La giurisprudenza costituzionale e il principio di parità «nella» famiglia 131
  1.2 La giurisprudenza costituzionale sulle coppie «di fatto» e le sue contraddizioni 134
2. Sulla rilevanza acquisita dalle cosiddette «nuove famiglie» in alcuni interventi normativi adottati dal legislatore nazionale 136
  2.1 La riforma della filiazione, l. n. 219 del 2012, e il riconoscimento dell’unicità dello status giuridico dei figli 138
3. Le cosiddette «nuove famiglie». Quali proposte per una regolamentazione organica delle convivenze more uxorio 140
4. Il difficile cammino dei diritti delle coppie omosessuali 142
  4.1 La sentenza della Corte costituzionale n. 138 del 2010 142
  4.2 Le indicazioni della Corte europea dei diritti dell’uomo, a partire dal caso Schalk & Kopf c. Austria 145
  4.3 L’evoluzione della giurisprudenza di legittimità e di merito 147
5. Le iniziative promosse a livello degli enti locali comunali: i Registri delle unioni civili 149
Famiglia e vita familiare nella Convenzione europea dei diritti umani di Vladimiro Zagrebelsky 155
Esperienze plurali di famiglia: per un’alleanza tra generazioni di Chiara Bertone 159
1. Le famiglie di origine di lesbiche e gay: il vecchio contro il nuovo? 160
2. Esplorare narrazioni di accettazione 162
  2.1 Narrazioni di svelamento e linguaggio della sofferenza 162
  2.2 Narrazioni del legame e differenze di classe 165
  2.3 Narrazioni dell’incertezza e possibilità di alleanze queer 165
Il matrimonio per le coppie dello stesso sesso: le ragioni del sì di Francesco Bilotta 167
1. Le parole sono importanti (anche) per il diritto 167
2. C’è una differenza tra matrimonio e diritto al matrimonio 169
3. Cessata la cultura del silenzio, è cessato anche il silenzio del diritto 174
4. Il diritto alla vita famigliare è ormai riconosciuto a tutti i livelli giurisdizionali 176
5. Il paradigma eterosessuale del matrimonio 179
6. Le ragioni del sì al matrimonio per le coppie dello stesso sesso 180
Nuovi sguardi e nuove parole sulla famiglia di Monica Lanfranco 183
La strategia delle cause pilota per il riconoscimento dei diritti e dei doveri di tutte le famiglie italiane di Enzo Cucco 187
L’“altro cristianesimo” e le nuove famiglie di Paolo Ribet 191
1. Un po’ di storia 191
2. Come siamo arrivati a questo dibattito 193
3. La riflessione 194
  3.1 Il dato biblico 194
  3.2 Il dato teologico protestante 198
  3.3 Il dato giuridico 200
4. Come proseguire nella riflessione 202
  4.1 Chiese e matrimonio nel xxi secolo 202
  4.2 Ambivalenza dei mutamenti familiari 203
  4.3 Le difficoltà dell’etica nella contemporaneità 203
  4.4 Perché il matrimonio 204
  4.5 Le chiese di fronte alla pluralità di unioni 205
  4.6 Una nuova grammatica delle relazioni 205
5. Conclusione 205
Rubrica. Interviste sulla laicità 207
Incontro con Giulio Giorello - Intervista di Tullio Monti 209

Vademecum per chi non sceglie l'insegnamento della religione cattolica

Al fine di garantire una corretta informazione in merito alla scelta se avvalersi o meno dell'insegnamento della religione cattolica nelle scuole e soprattutto di vedere concretamente garantite le 4 opzioni (compresa quella delle materie alternative) a disposizione di chi non intenda avvalersene, si pubblica questo breve Vademecum informativo complessivo su tutta la vicenda dell'insegnamento della religione cattolica (IRC) e dell'ora alternativa.
Si ricordi che IRC:
-   è un insegnamento confessionale cattolico, in quanto gli insegnanti, pur se pagati con fondi pubblici, sono selezionati dalla curia e dal vescovo di ogni diocesi, con titoli di studio conseguiti presso istituti riconosciuti dalla Santa Sede e non con concorsi pubblici.
-   si tratta di una condizione di privilegio nei confronti di una confessione, sia pure la più numerosa nel paese, che spesso si traduce nella presenza di una forte simbologia cattolica in una scuola che dovrebbe essere laica e pubblica.
-   è una materia pienamente facoltativa (Nuovo Concordato del 1984; sentenze che la Corte Costituzionale ha emesso sulla questione: n. 203/1989, n. 13/1991, n. 290/1992 e relative circolari applicative): avvalersi o non avvalersi dell’IRC(insegnamento della religione cattolica) è una libera scelta. L’art. 9 della legge n. 121 del 1985, che recepisce il neo-Concordato del 1984, dispone che il diritto di scegliere se avvalersi o non avvalersi dell’IRC è garantito a ciascuno e che tale scelta non può dare luogo ad alcuna forma di discriminazione.

-   la scelta va fatta all’atto dell’iscrizione (per l’anno scolastico 2015/2016 tra il 15 gennaio e il 15 febbraio 2015) ed «ha effetto per l'intero anno scolastico cui si riferisce e per i successivi anni di corso nei casi in cui è prevista l'iscrizione d'ufficio, fermo restando, anche nelle modalità di applicazione, il diritto di scegliere ogni anno se avvalersi o non avvalersi dell'Irc» (Intesa tra la CEI e il MPI :Punto 2.1 del DPR 751/85; DL 297/94 artt..310-11,Testo Unico sulla legislazione scolastica). La scuola deve ogni anno fornire un'adeguata e tempestiva informazione per garantire la possibilità di modificare o confermare la scelta: quindi i genitori o gli studenti che intendono cambiare la scelta per l'anno scolastico successivo devono notificarlo espressamente alla scuola entro gennaio-febbraio, mesi delle iscrizioni.
Se non ci si avvale dell’IRC ci sono quattro diverse possibilità (tra le quali si potrà liberamente scegliere di quale avvalersi, all’inizio dell’anno scolastico) che le scuole sono tenute a garantire tutte:
1) “attività alternative” all’IRC (indicate nei moduli delle scuole come “attività didattiche e formative”) . Per la difficoltà di gestire l’orario degli insegnanti, per la carenza di fondi, per i tagli al personale, le scuole tendono a non attivarle. Ma, se sono richieste (anche da un solo studente, così come per l’IRC), la scuola è tenuta ad organizzarle. Sono deliberate dal Collegio dei docenti,sentito il parere di alunni e genitori, e prevedono un programma e un docente apposito, oltre alla valutazione del profitto sotto forma di giudizio (escluso dalla media dei voti). Occorre chiarire che l’attività alternativa è dovuta e, qualora non ci fossero i docenti, si deve procedere alla chiamata di un incaricato, come si farebbe per qualsiasi altra disciplina. Le attività sono finanziate con i fondi di appositi capitoli di spesa stabiliti ogni anno, regione per regione, con la Legge Finanziaria ("Spese per l'insegnamento della religione cattolica e per le attività alternative all'insegnamento della religione cattolica, con esclusione dell'IRAP e degli oneri sociali a carico dell'amministrazione").
2) studio individuale: la scuola deve individuare locali idonei ed assicurare adeguata assistenza.
3) libera attività di studio e/o ricerca senza assistenza di personale docente. La scuola è comunque tenuta a garantire la sicurezza e la vigilanza.
4) non essere presente a scuola: chi non ha scelto l’IRC non ha alcun obbligo, e quindi non è tenuto ad essere presente a scuola durante l’ora di IRC.. Naturalmente i genitori degli allievi minorenni devono dichiarare per iscritto che consentono ai figli di assentarsi dalla scuola in quelle ore. Questa possibilità è stata inizialmente definita dalla circ. min. 9/1991 applicativa delle sentenze della Corte costituzionale n.203/1989,n.13/1991 per le quali chi non segue l’insegnamento della religione cattolica è in uno "stato di non obbligo".
Non obbligo significa non essere costretti a nulla contro la propria volontà. (ad es. non si può essere trasferiti in classi diverse dalla propria, non si può essere costretti a stare in classe durante l’IRC, non si può essere costretti a scegliere l’uscita dalla scuola se non è una libera scelta, non si può essere costretti a fare un’attività alternativa se non si è liberamente scelta quell’opzione).
Ovviamente l'insegnante di RC non deve partecipare agli scrutini di chi non si avvale. Per chi si avvale, il DPR 202 /1990 al punto 2.7 recita : “nello scrutinio finale, nel caso in cui la normativa statale richieda una deliberazione da adottarsi a maggioranza, il voto espresso dall’insegnante di religione cattolica, se determinante, diviene un giudizio motivato iscritto a verbale”, ciò al fine di evitare promozioni (o bocciature) determinate soltanto dalla scelta dell’IRC. Tale norma vale anche, allo stesso modo, per i docenti di materia alternative.
Anche se questa disposizione non dovrebbe dare adito a interpretazioni controverse, vi sono sentenze discordanti emesse da Tribunali Amministrativi Regionali. Che il giudizio motivato, trascritto a verbale, non sia rilevante sul piano del computo effettivo dei voti è chiaramente affermato nella Sentenza n. 780 del 16 ottobre 1996 emessa dalla prima sezione del TAR del Piemonte, oltre che dalla limpida interpretazione del ministro P.I. on. Giancarlo Lombardi, in carica nel 1990.
COMPORTAMENTI ILLEGITTIMI
Sulla base di quanto detto e in rapporto alla laicità della scuola pubblica, alcuni comportamenti eventualmente tenuti dalla scuola sono illegittimi.
Ad esempio:
• non organizzare le attività previste e scelte in alternativa all'IRC
• consegnare moduli che non prevedono rigorosamente le 4 opzioni
• convincere i genitori a cambiare la scelta espressa
• impedire di cambiare la scelta da un anno all'altro
• impedire all'allievo di uscire dalla scuola durante l'ora di religione e/o fissare l'IRC in un orario che impedisca l'uscita da scuola (in particolare nella scuola materna ed elementare)
• utilizzare l'ora di religione per altre attività scolastiche
• fare propaganda religiosa all'interno della scuola (visite pastorali, pellegrinaggi, benedizioni...)
• valutazione in pagella dell'IRC e/o delle attività alternative
• richiesta di pagamento per usufruire delle attività alternative. A tale proposito in una nota del 7 marzo 2011 del ministero dell’Economia e delle Finanze concordata con il MIUR si evidenzia che :
“Al riguardo, poiché a seguito della scelta effettuata dai genitori e dagli alunni, sulla base della normativa vigente, di avvalersi dell'insegnamento delle attività alternative, le stesse costituiscono un servizio strutturale obbligatorio, si ritiene che possano essere pagate a mezzo dei ruoli di spesa fissa.”
Non avvalersi dell’IRC è un tuo diritto: esigi che sia pienamente rispettato!

ORA ALTERNATIVA ALL’IRC: UN DIRITTO CHE DEVE ESSERE GARANTITO
La C.M. n. 9 del 18 gennaio 1991, sulla base degli accordi di revisione del Concordato stipulati nel 1984 fra lo Stato italiano e la Santa Sede ed in ottemperanza alla sentenza della Corte Costituzionale n°13/1991, chiarisce il carattere pienamente facoltativo della frequenza dell’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche. In particolare, stabilisce per coloro che non intendono avvalersi di tale insegnamento la possibilità di scegliere fra quattro differenti opzioni: non presenza a scuola durante le ore di IRC, studio assistito da parte di personale docente, studio non assistito nei locali dell’istituto scolastico, attività didattiche e formative (meglio note come “ora alternativa”).
Il mondo laico, com’è noto, rifiuta in linea di principio la presenza all’interno della scuola pubblica di un insegnamento di natura confessionale (non si tratta infatti di una storia delle religioni o del fatto religioso, trattata in modo storico-scientifico e aconfessionale) impartito da docenti scelti dalle autorità ecclesiastiche ma pagati dallo Stato italiano con i soldi di tutti i contribuenti (si noti, fra l’altro, che i tagli previsti dai nuovi quadri orari risultano ancor più consistenti se si tiene conto che in essi viene conteggiata anche l’ora di religione, la quale, essendo facoltativa, non dovrebbe essere computata nell’offerta formativa). Negli ultimi anni il dibattito si è fatto particolarmente vivace e si è intrecciato con quello più ampio sull’opportunità di introdurre nella scuola pubblica un insegnamento del fatto religioso o di storia delle religioni (e non solo di quella cattolica) non confessionale e fondato su criteri di scientificità, come possibile materia alternativa all'IRC e, in prospettiva per sostituire l'insegnamento dell'IRC nelle scuole pubbliche.
In effetti, sono stati praticati alcuni esperimenti (uno dei quali realizzato due anni fa in alcune scuole torinesi proprio dalla Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni in collaborazione con il CESEDI e con la Provincia di Torino) miranti a introdurre tale insegnamento proprio nell’ambito dell’ora alternativa. Si tratta di tentativi interessanti e da incentivare, ma è importante ribadire che in nessun caso essi devono portare ad indebolire l’assoluta facoltatività dell’IRC, ed in particolare l’effettiva possibilità di scegliere di non avvalersi di alcun insegnamento ad esso alternativo.
Resta il fatto che attualmente il problema principale è quello di garantire l’effettiva agibilità di tutte le scelte previste dalla normativa. In particolare, appare preoccupante il fatto che negli ultimi anni è diventato sempre più difficile per studenti e famiglie ottenere l’attivazione dell’ora alternativa; cosa che appare assai grave sia in linea di principio che per le sue concrete conseguenze. Innanzitutto, infatti, l’esigibilità di un diritto garantito dalla legge deve essere difesa da tutti i laici, anche da coloro che non nutrono particolari entusiasmi per l’ora alternativa.
In secondo luogo, mentre nelle scuole superiori la non attivazione dell’ora alternativa si traduce perlopiù nell’uscita da scuola, la situazione è ben diversa nel caso della scuola primaria e media inferiore. E’ quanto emerge un’indagine promossa dalla Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni: dai dati raccolti risulta che in molte scuole l’ora alternativa non viene attivata, anche a fronte di un numero di richieste non sempre irrilevante. Soprattutto nelle scuole primarie il risultato concreto è che durante le ore di IRC i bambini non avvalentisi vengono spesso parcheggiati in altre classi o invitati ad essere presenti come uditori alle lezioni di religione; quando non sono gli stessi genitori, timorosi di vedere i propri figli abbandonati a se stessi, a preferire da ultimo farli frequentare l’IRC.
Il pretesto addotto dai dirigenti scolastici per non attivare l’ora alternativa è che le scuole, a maggior ragione in questo periodo di tagli dei finanziamenti, non sarebbero in grado di sostenerne i costi. In realtà i decreti del Ministero dell’Economia e delle Finanze stanziano ogni anno cifre cospicue per il pagamento sia dei docenti di IRC a tempo determinato, sia degli insegnanti di ora alternativa: in particolare, a livello piemontese sono disponibili ogni anno circa 38 milioni di euro ripartiti fra i vari ordini di scuola. Pertanto non c’è alcun bisogno che i dirigenti scolastici raschino il fondo di bilanci di istituto sempre più dissestati; è sufficiente che, a fronte di richieste di ora alternativa, richiedano i fondi necessari disponibili a livello regionale.
Insomma, la situazione è in grande movimento e va tenuta costantemente sotto controllo, per evitare abusi e inadempienze e la Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni è pronto a continuare la propria battaglia anche su questo terreno, al servizio dei diritti degli studenti, delle famiglie (che invitiamo caldamente a volerci segnalare tempestivamente eventuali abusi da parte delle scuole) e della laicità della scuola.
Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni

mercoledì 14 gennaio 2015

LIBERA SATIRA IN LIBERO STATO

A seguito dei tragici fatti di Parigi relativi alla strage dei giornalisti di Charlie Hebdo e delle altre vittime dei terroristi fondamentalisti islamici, riteniamo utile pubblicare il testo di una relazione tenuta da Tullio Monti nel 2010 sul tema della satira religiosa che ci pare di grande attualità.
Passato il clamore degli eventi e spentesi  le luci dei riflettori dei media è questo il nostro contributo alla riflessione su quanto avvenuto ed è questo il nostro modo per dire
CONTRO IL TERRORISMO DI OGNI MATRICE POLITICO-RELIGIOSA
CONTRO TUTTI I FONDAMENTALISMI, GLI INTEGRALISMI E I CLERICALISMI RELIGIOSI
CONTRO LO “SCONTRO DI CIVILTA’” E LE GUERRE DI RELIGIONE
CONTRO IL RAZZISMO, LA XENOFOBIA, L’ANTISEMITISMO E L’ISLAMOFOBIA
CONTRO TUTTE LE CENSURE POLITICHE E RELIGIOSE
PER LA PACIFICA CONVIVENZA FRA I POPOLI E FRA GLI INDIVIDUI DELLE PIU' DIVERSE CONCEZIONI DEL MONDO
PER LA LIBERTA’ DI ESPRESSIONE E DI SATIRA
PER L’ABOLIZIONE IN TUTTO IL MONDO DEI REATI DI BLASFEMIA
PER LA LIBERTA’ DI COSCIENZA, DI PENSIERO E DI RELIGIONE
PER LA LAICITA’ DELLE ISTITUZIONI PUBBLICHE, QUALE VALORE UNIVERSALE FONDATO SULLA SEPARAZIONE GIURIDICA FRA STATO E RELIGIONI E SULLA NEUTRALITA' DELLE ISTITUZIONI


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LIBERA SATIRA IN LIBERO STATO

Relazione introduttiva di Tullio Monti al convegno del 29 maggio 2010

“Satira, fedi religiose e libertà di espressione nella società contemporanea”

in occasione dell’inaugurazione della Mostra storica

“Asini, muli, corvi e maiali: la satira in Italia tra Stato e religioni dal 1848 ai giorni nostri”
realizzata dalla Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni

Definizione di satira

“La satira è la forma espressiva con la quale si mettono alla berlina i potenti. Ne enfatizza i difetti con sarcasmo, ironia, trasgressione e paradosso. Esagera i fatti, li racconta con toni surreali e usa metafore dissacranti (…) Paradossale e dissacratorio è il linguaggio. A volte parte da fatti di cronaca e li rende inverosimili o surreali. Fa ridere, ma può essere un pugno allo stomaco. Dal punto di vista del diritto, la satira non è cronaca. E non è quindi strettamente vincolata alla verità. Ma dalla verità deve trarre spunto. E’ una forma estrema di critica che, non narrando ma esprimendo un giudizio, può avvalersi perfino di un lessico aspro o di un tratto di penna dissacrante senza trascendere in ingiurie gratuite. Rispetto alla critica, che è solo un’opinione, la satira ha in più valore artistico. Quell’arte che, fin dai tempi antichi, ha avuto il ruolo di ‘castigare ridendo mores’. E che additando alla pubblica opinione aspetti censurabili di una persona, raggiunge con il frizzo e la riflessione un risultato etico. Tentare di imbrigliarla e di definirne i limiti è come tentare di afferrare il vento con le mani. Per sua natura la satira non dovrebbe avere limiti.” (Luisa Pronzato su “Almanacco Guanda” 2009)

Cosa prevede la legge

“Nel nostro ordinamento, la satira è tutelata dalla Costituzione, con l’art. 21, coma forma espressiva e con gli artt. 9 e 33, per il pregio artistico che la contraddistingue.
La Costituzione, tuttavia, tutela, con l’art. 2, pure i beni che la satira può ledere: l’onore, la reputazione e l’immagine della ‘vittima’. La tutela di questi beni sarà possibile ricorrendo alla querela e al giudizio civile, tutelati da un’altra norma costituzionale, l’art. 24. Per il giudice si tratterà quindi, di bilanciare interessi contrapposti e di medesimo rango (cioè costituzionali). E di stabilire, volta per volta, se la satira ha rispettato i limiti, nel qual caso l’autore non sarà punito; o se li ha superati, nel qual caso l’autore sarà condannato a risarcire i danni causati (…). Entra in campo, in particolare, l’art. 51 del Codice Penale, secondo il quale chi commette reato, esercitando un diritto, non è punibile. E l’art. 21 della Costituzione conferisce a chi fa satira, appunto, il diritto di farlo. A porre limiti alla satira, quale che sia la sua forma espressiva – vignette, opere teatrali, film, monologhi – sono le sentenze che, occupandosi di casi particolari, dettano criteri generali. Così, per esempio, grande rilievo è conferito alla dimensione pubblica del personaggio oggetto della satira (…). La suscettibilità personale non può essere un metro di valutazione della condotta, perché è normale che la ‘vittima’ non gradisca. In particolare, come abbiamo visto, tanto più una persona è nota, tanto più i limiti della satira diventano ampi ed elastici.” (Luisa Pronzato su “Almanacco Guanda” 2009)

Satira e libertà di espressione

La libertà di espressione, di cui la satira costituisce la forma estrema, è il più sicuro termometro per misurare il grado di liberalismo di una società e per giudicare se questa può essere definita una “società aperta”, oppure no.
La storia della censura comincia in età classica e attraversa i secoli, segnando i regimi autoritari, ma anche le democrazie liberali.
Nell’antica democrazia ateniese Aristofane dovette fare i conti con la censura, così come i poeti della Roma antica (Lucilio, Orazio, Giovenale), che con le loro satire attaccavano vizi e costumi della società.
Nel Rinascimento la satira divenne un genere autonomo: in Italia con le “Satire” di Ludovico Ariosto, in Francia con “Gargantua e Pantagruel” di Francois Rabelais, mentre i teatranti della Commedia dell’Arte in tutta Europa consideravano la satira un valore di libertà.
Nella società contemporanea, oltre alla censura, sempre occhiuta, due sono i nemici insidiosi da cui la satira deve guardarsi: l’autocensura e il “politically correct”.
L’autocensura è figlia della “dittatura della paura”, che i poteri forti instaurano anche nelle società liberali; il politicamente corretto, che già impazza in ogni angolo delle nostre esistenze, adesso tenta di irrigimentare anche le nostre fantasie. Viviamo al cospetto di uno Stato, di una Morale, di una Chiesa, di una Pubblica Opinione con il dito perennemente alzato per ricordarci ciò che possiamo o non possiamo dire e fare.
Ma la satira, anche quella religiosa, è per definizione politicamente scorretta. Come ricordava Wodehouse, tutto quel che c’è di divertente nella vita, o è immorale, o è illegale, o fa ingrassare. Se la satira (e più in genere l’arte) è fantasia e sogno, almeno lì lasciateci sognare: libera satira in libero stato!
L’arte deve essere sempre libera, l’artista lo deve sapere, non deve avere vincoli per esprimere quello che sente, deve poter irridere anche il potere e i sentimenti religiosi; ma deve anche sapere che, con altrettanta libertà, chi non condivide la sua opera può criticarlo, anche duramente. A volte, i motivi che spingono l’artista a spingersi al limite della blasfemia, possono anche essere strumentali, quali la voglia di stupire a tutti i costi o il desiderio di facile visibilità; altre volte, per suscitare reazioni critiche che richiamino l’attenzione.
Il conflitto fra due principi egualmente encomiabili (ma spesso antagonisti e difficilmente conciliabili), ossia la libertà di espressione e il rispetto delle convinzioni religiose, è sempre in aguato. Spesso la risoluzione di tale conflitto è legato al buon gusto ed al valore artistico della satira, che tuttavia sono anch’essi concetti del tutto soggettivi e contestabili. Ma se davvero il potere politico o quello religioso dovessero avere la meglio, nell’esercitare le loro indebite pressioni sui media, o peggio ancora, se la stampa o gli artisti si autocensurassero, allora, malauguratamente, si potrebbe dire che avrebbero vinto i fanatici e gli intolleranti. Tuttavia, per fortuna, nel nostro paese, così come in tutto il mondo libero, esiste ancora una grande maggioranza di cittadini che ritiene che valga pur sempre la pena di discutere tutte le questioni sociali, compresa la libertà di stampa e di religione, anche se qualche estremista può prendere di mira, sia con la violenza verbale, che con quella delle armi, la libertà di espressione.
Occorre respingere la richiesta, proveniente da alcune religioni, di godere di uno “statuto” particolare e privilegiato, rispetto alle altre forme di manifestazione del pensiero; le religioni non possono e non devono costituire una “zona franca”, all’interno della quale la libertà di espressione non abbia libero accesso e le libertà civili non siano in vigore.
Voltaire, nel 1763 nel suo “Trattato sulla tolleranza”, consigliava, quale antidoto alle intolleranze, non la passione che acceca, ma l’ironia “che spegne tutti i roghi”.

Opinioni sulla satira

“La libertà di espressione ha fatto la grandezza dell’Europa a partire dal Rinascimento” (Andre Glucksmann)
“La satira ha una componente di moralismo e una componente di canzonatura” (Italo Calvino)
“Satira è un piangere antico”. “Esplosione, rovesciamento, irrisione. Satira è saper correre i cento metri sotto i nove secondi” (Gaio Fratini)
“Questo scatto fulmineo, questa emozione dolorosa e questo potere dissacrante hanno tuttavia un prezzo: la censura, appunto, che della satira certifica il valore al di là di qualunque conseguenza. E quindi al di là di pressioni, divieti, denunce, oscuramenti, addomesticamenti, soppressioni, emarginazioni, condanne, multe, anche galera, a volte. Tanto più è variegata la censura, quanto più ambigua la nozione di satira. E tuttavia è la minacciata punizione che forgia la creazione satirica e ne alza il livello e gli da spessore (…) Le difficoltà frapposte dai censori (…) non solo aguzzano l’ingegno, ma lo purificano anche, rendendo la libertà più sacra della paura.” (Filippo Ceccarelli)
“Rivolgiamo un appello a tutti i giornali italiani perché solidarizzino con quelli danese e francese. Crediamo che questo sia un modo efficace per dimostrare ai seguaci dell’oscurantismo più reazionario che non siamo disposti a cedere le nostre convinzioni democratiche di fronte a nessuna minaccia.” (Appello  di Adriano Sofri e di Staino, sulla vicenda delle “vignette sataniche”)
“Sarebbe forse ora che la smettessimo di ingoiare le minacce dei fondamentalisti e che tutti insieme, attraverso i nostri organismi nazionali e internazionali (la Commissione Europea per cominciare) mettessimo in atto una comune strategia di forza tranquilla che proibisce la censura per pavidità. E che facessimo sapere a tutti i paesi musulmani e a tutti gli estremisti religiosi del mondo che mai rinunceremo alla libertà di espressione, alla critica e alla satira, anche delle religioni, e che non accetteremo un ritorno all’inquisizione e alla punizione delle eresie, al medioevo islamico”. (Francesco Merlo)
“Noi disegnatori satirici ci troviamo in prima linea nella guerra contro l’intolleranza, il politicamente corretto e, vedi alla voce Danimarca, contro gli integralismi religiosi. L’attacco contro la satira riguarda tutti. Mettiamocelo bene in testa: è una minaccia contro la libertà di espressione. Fare satira sulla religione è complicato, certo: ma dobbiamo continuare a disturbare potenti e integralisti religiosi. Oggi, forse, serve uno sforzo d’immaginazione maggiore. Sono convinto però che sia ancora possibile”. (Jean Plantureux, alias Plantu, vignettista principe di “Le Monde”)
“Non è un mistero che ci sono alcuni artisti, o presunti tali, che fanno opere blasfeme proprio con lo scopo di essere criticati ed apparire, così, vittime-martiri di chissà quali censure ecclesiali. Col risultato che ottengono più attenzione sui mass media. L’importante è non cadere in questi tranelli. Forse la cosa più giusta è far finta di niente. Non dimentichiamo che un personaggio come D’Annunzio esultò quando seppe che i suoi libri erano stati censurati dalle autorità ecclesiali e messi all’Indice.” (Vittorio Messori)
“La satira è figlia di primo letto della critica.” (Sergio Saviane)
“Processare il diritti di satira è sempre stato il primo passo per abolire di fatto il diritto di critica (…) Se si insinua che il papa possa essere omosessuale, peraltro non (ancora) un reato, allora si finisce sotto processo (…) nel frattempo possiamo contentarci dell’abolizione di fatto del diritto di satira sulla chiesa.” (Curzio Maltese)
“Di questo passo condanniamo anche Dante. Anche il sommo poeta, in fondo, aveva mandato un papa all’inferno, Bonifacio VIII, lo ricordate? Lo aveva messo in un foro in mezzo a un grande fuoco. E che dire di Jacopone, condannato e messo in una galera così tremenda da uscirne a pezzi (…) Di questo passo torniamo alla legge di Federico II di Svevia del 1225 contro i “jugulares obloquentes”, contro i giullari triviali sparlatori, che incitava i cittadini a bastonare i giullari che si permettevano di insultare la autorità costituite, anche procurando loro la morte”. (Dario Fo)

CASI CELEBRI DI ATTACCO ALLA LIBERTA' DI ESPRESSIONE

Cinema

Nel 2004 usciva in Olanda “Submission” (“Sottomissione”), una delle possibili traduzioni del termine arabo “Islam”, cortometraggio della durata di 10 minuti, girato in inglese dal regista olandese Theo Van Gogh (pronipote del celebre pittore fiammingo), su soggetto della scrittrice Ayaan Hirsi Ali. Il film parla delle donne maltrattate, picchiate e violentate in famiglie musulmane; nel film i corpi delle donne vengono usati come una tela su cui riportare versetti del Corano.
Come conseguenza all’uscita del film, venne pronunciata una “fatwa” di morte conto Van Gogh e Hirsi Ali e nel novembre 2004 il regista venne assassinato in pieno centro di Amsterdam da un estremista islamico con doppia cittadinanza marocchina-olandese, vestito in abiti tradizionali arabi, per sottolineare la propria appartenenza culturale e religiosa, che gli sparò otto colpi di pistola e successivamente gli tagliò la gola con un pugnale; nella pancia del regista, dopo l’assassinio, l’omicida piantò due coltelli, uno dei quali infilzava un documento di cinque pagine con minacce ai governi occidentali, agli ebrei e ad Hirsi Ali.
Da allora il film è stato ritirato dalla proiezione dal suo produttore, anch’egli minacciato ripetutamente di morte, ma è comunque reperibile in Internet.
Nel 2008, sempre in Olanda, uscì il cortometraggio di diciassette minuti “Fitna”, girato da Geert Wilders, che cercava di dimostrare il carattere a suo dire fascista dell’Islam e paragonava il Corano al Mein Kampf di Hitler. Il regista è il leader e fondatore del Partito per le Libertà (di destra xenofoba), che alle ultime elezioni politiche in Olanda ha conquistato circa il 20% dei voti. Ovviamente anche Wilders è stato raggiunto da pesanti minacce di morte.

Teatro
Nel 1963 vide la luce “Il vicario”, dramma teatrale dello svizzero Rolf Hochhuth, che accusava Papa Pio XII di “silenzio” sull’Olocausto di sei milioni di ebrei durante la seconda guerra mondiale. L’opera fu rappresentata a lungo in Germania e poi anche a Londra, Parigi, New York; in Italia, pubblicata da Feltrinelli (con la prefazione dello scrittore cattolico Carlo Bo), visse una sola sera, interpretata da Gian Maria Volonté, nella versione di Carlo Cecchi, ma venne immediatamente censurata, con ulteriori minacce di scomunica da parte della gerarchie cattoliche. Infatti, la prima e unica prova generale, in un teatro-cantina a Roma, venne bloccata per “inagibilità del locale” dalla polizia, che assediò per tre giorni gli attori, e poi vietata dal Prefetto, in osservanza al Concordato. “Sono uscito con le ossa rotte da quella vicenda”, disse allora Gian Maria Volonté, che, assieme a Carlo Cecchi, non riprese mai più quel testo.

Ernesto Rossi, che da tempo aveva acquisito i diritti per la rappresentazione in Italia de “Il vicario”, per conto del “Movimento Gaetano Salvemini”, non riuscendo a realizzare la messa in scena del dramma, dovette ripiegare sull’organizzazione di un importante convegno sullo stesso tema, che venne definito dai clericali “un convegno al solito anticlericale e filocomunista” e che incorse anch’esso negli strali della Chiesa cattolica.
“Il vicario” nel 2002 divenne poi un bellissimo film, dal titolo “Amen”, del grande regista Costa Gavras.
A oltre quarant’anni da quel 1965, il dramma teatrale “Il vicario”  infine venne riproposto, nel 2007, a Milano dal Teatro Filodrammatici e interpretato dagli attori di Antonio Latella, alla presenza dell’autore, quasi ottantenne, che in quel occasione rivendicò per intero le tesi del suo dramma, anche alla luce del controverso processo di beatificazione di Pio XII, che tante polemiche politiche, religiose e storiografiche sta ancor’oggi creando.
L’attrice Sabina Guzzanti, per le frasi pronunciate dal palco di una manifestazione politica in piazza Navona, a Roma, nel luglio 2008, è stata incriminata per vilipendio nei confronti del papa, con l’accusa di “aver usato parole grevi e volgari”. La Guzzanti aveva detto: “grazie alla legge Moratti fra vent’anni gli insegnanti verranno scelti direttamente dal Vaticano, ma fra vent’anni Ratzinger sarà dove deve stare, cioè all’inferno, tormentato da diavoloni frocioni attivissimi e non passivissimi”. Scherza con i fanti, ma lascia stare i santi!

Scultura
Nell’estate del 2008 esplose il caso della “rana crocifissa”, scultura dell’artista Martin Kippenberger, esposta al Museo di Arte moderna di Bolzano. Papa Benedetto XVI, in vacanza a Bressanone, scrisse personalmente una lettera al Presidente del Consiglio Regionale del Trentino-Alto Adige per invitarlo a porre fine all’esposizione di tale scultura che “ha ferito il sentimento religioso di tante persone che nella croce vedono il simbolo dell’amore di Dio e della nostra salvezza, che merita riconoscimento e devozione religiosa”.

Forte dell’appoggio papale, che venne anche invocato e sollecitato da manifestazioni di piazza degli “schutzen”, il Consiglio della Fondazione Museion, di nomina politica, ha costretto alle dimissioni la direttrice del museo, Corinne Diserens, che si ostinava a difendere la legittimità dell’esposizione dell’opera, che, in tre mesi di mostra, era stata visitata da oltre 26 mila persone. Alla fine, la scultura della rana crocifissa venne rimossa.
Nel novembre 2007, in un giardino pubblico di Vienna, fu collocata una scultura in bronzo, a grandezza naturale, dal titolo “Locum – delizia turca”, raffigurante una donna nuda, con indosso soltanto un foulard “islamico”, realizzata da un famoso artista tedesco, Otto Metzel. Tale scultura rapidamente attirò su di sé gli strali della comunità turca di Vienna, che chiese la rimozione dell’opera, ritenuta offensiva della propria identità religiosa. La statua, qualche mese dopo, fu divelta dal piedistallo e abbandonata a terra da parte di due emigrati turchi.
La nudità della statua non dava adito in alcun modo a seduzione o provocazione sessuale, bensì, messa in contrasto con il copricapo (simbolo della sottomissione e del pudore sessuale femminile), intendeva rappresentare l’isolamento della donna musulmana emigrata, vulnerabile, strappata alle sue radici e collocata in un ambiente estraneo: l’opera rappresenta pertanto la difficoltà della donna emigrata a trovare la propria strada e la propria identità all’interno della società europea ed occidentale.
La statua venne poi rimossa e successivamente acquistata da un giovane miliardario turco, per la sua collezione d’arte privata.

Informazione televisiva

Nel luglio del 2009, il vaticanista del TG3, il giornalista Roberto Balducci, commentando la partenza del papa per le vacanze in Val d’Aosta, disse: “Domani il papa va in vacanza e ci saranno anche 2 gatti…che gli strapperanno un sorriso, almeno quanto i proverbiali 4 gatti, forse un po’ di più, che hanno ancora il coraggio e la pazienza di ascoltare le sue parole.” Apriti cielo!
L’on. Giorgio Merlo (PD), vicepresidente della Commissione di Vigilanza RAI, scrisse: “è singolare e inconsueto che una testata importante come il TG3 scivoli in questa anacronistica e volgare deriva anticlericale”. Il direttore del TG3 (il cosiddetto telegiornale di sinistra) si affrettò ad assicurare che Balducci “non seguirà più il Vaticano”, cosa che poi effettivamente avvenne.
Come commentò su “Riforma”, il settimanale degli evangelici italiani, il giornalista Giorgio Gardiol, “la mordacchia era una maschera di ferro chiudibile a cerniera, adoperata per punire le donne accusate di stregoneria. Fu applicata anche agli eretici, per impedire loro a parlare: Giordano Bruno fu condotto al rogo con la mordacchia. Il vaticanista del TG3 Roberto Balducci ne sta sperimentando una ‘moderna’. Deve tacere.
Di quale eresia è portatore?(…) Non si fanno battute, più o meno spiritose, sul papa. Servilismo di stato: neoguelfo”.

Pubblicità

Manifesti e spot pubblicitari sono da sempre sotto accusa: non importa se sono divertenti o irriverenti, oppure se, come spesso accade, anticipano e descrivono la realtà del nostro vivere contemporaneo. Oggi, come ieri, la pubblicità divide, mette in discussione pensieri e morale.
Come ha commentato l’antropologo Marino Niola, “la verità è che la pubblicità è rabdomantica. Capta i segnali di cambiamento e li racconta con le armi dell’ironia e del sorriso. Ed è proprio la mancanza di giudizio morale che allarma i censori”.
Come non ricordare, nel 1971, uno dei primi manifesti-shock della storia della pubblicità italiana, quel “chi mi ama mi segua” che troneggiava sul sensuale fondoschiena di una ragazza strizzata dentro ai suoi hot-pants di jeans marca “Jesus”, oppure, sempre per la stessa casa di abbigliamento torinese, lo slogan “non avrai altro jeans all’infuori di me” che campeggiava sul tronco di un giovane dal sesso indefinito, con la cerniera dei jeans aperta fino al limitar del pube. Fu l’esordio dirompente di Oliviero Toscani ed Emanuele Pirella a concepirla. Lo scandalo fu enorme, così come le richieste di censura.
Così come pure fu Toscani, nel 1986, a lanciare una splendida campagna pubblicitaria per Benetton, denominata “il ciclo della differenza”, fra le cui immagini spiccava quella, per la verità non trasgressiva, ma dolcemente sensuale, del bacio sulle labbra, non proprio castissimo, di un giovane prete ad una altrettanto giovane suora. Anche in quel caso proteste ed alte grida da parte delle gerarchie cattoliche.
Nel 1993 toccò alla marca automobilistica francese Renault: nello spot un distinto signore si sposava quattro volte e sempre con la stessa Renault 19. Allora ad arrabbiarsi fu monsignor Fihey, vescovo di Coutances e d’Avranches in Normandia, che, ironia della sorte, viaggiava proprio sullo stesso modello di Renault 19.
Nel 2007, un sacerdote, don Marco Damanti, denunciò un innocente spot natalizio della birra Red Bull come blasfemo, perché nel raffigurare l’adorazione dei magi nella capanna di Betlemme, disegnava, anziché i “canonici” tre magi recanti in dono oro, incenso e mirra, anche un quarto “mago”, di sesso femminile, recante in dono “birra”. Il solerte e zelante chierico fustigatore doveva possedere una soglia dello scandalo piuttosto bassa.
E nel 2009 grandi polemiche destò lo spot televisivo della Renault “New Scenic” che descriveva le gesta di un giovane e trafelato padre di famiglia che, in una giornata qualunque, faceva da autista e andava a raccogliere i propri figli (in un discreto numero di 4 o 5), chi a scuola, chi in piscina, chi a danza, i quali erano la risultanza di due matrimoni, un divorzio, una convivenza di fatto e qualche altra avventura, non dichiarata ma sussurrata: insomma, una famiglia allargata come oggi ne esistono tante. Infatti lo spot, con leggerezza ironica, terminava con lo slogan “new Renault Scenic, facciamo posto a tutte le famiglie”.
Tuttavia, l’arcivescovo di Bologna, cardinale Carlo Caffarra, evidentemente dotato di minor senso dell’ironia, tuonò delle pagine di “Avvenire”, il quotidiano dei Vescovi italiani: “Mi è capitato di vedere uno spot che per promuovere la capacità di un’auto esalta la poligamia. Un’auto che consente all’uomo di raccogliere tutti i bambini avuti dalle mogli. Cose inammissibili in un Paese che riconosce la monogamia come un valore indiscutibile. Quel filmato deve essere sospeso”. Il fatto che lo spot non accennasse minimamente alla poligamia, bensì al divorzio e alle coppie di fatto, era un dettaglio del tutto trascurabile.
La Renault sottolineò l’assenza di proteste negli altri paesi e per bocca del suo responsabile della comunicazione specificò che “l’arcivescovo non ha forse interpretato lo spirito di uno spot che fotografa la realtà, quella di famiglie allargate e di genitori separati (…) Lo spot è stato oggetto di accurati pre-test di gradimento e non sono mai emersi commenti di tipo etico”. Mai dire mai…

Letteratura

Nel 1988 lo scrittore saggista britannico di origine indiane, Salman Rushdie, scrisse “i versi satanici”, una storia fantastica, ma chiaramente allusiva nei confronti della figura di Maometto, che venne ritenuta blasfema dagli islamici.
La pubblicazione del libro provocò nel febbraio 1989 una “fatwa” (sentenza/maledizione) di Khomeini che decretò la condanna a morte del suo autore, reo di bestemmia. Un privato cittadino offrì una taglia per la morte dello scrittore, tollerata dal regime iraniano. Rushdie riuscì a salvarsi rifugiandosi in Gran Bretagna e vivendo, tutt’ora, sotto protezione.
Il traduttore giapponese del romanzo, Hitoshi Icari, fu però ucciso da emissari del Governo iraniano, mentre il traduttore italiano, Ettore Capriolo, fu ferito, così pure come l’editore norvegese del libro.
Nel 2004 la scrittrice somala musulmana, Ayaan Hirsi Ali, rifugiata politica e poi cittadina e deputata liberale olandese, pubblicò il suo primo libro dal titolo “Non sottomessa. Contro la segregazione nella società islamica”, la più radicale e coraggiosa posizione mai apparsa per la libertà della donna nell’Islam. Il libro, che comprendeva anche la sceneggiatura di “Submission”, il film del regista Theo Van Gogh, si pubblicò contemporaneamente in molti paesi d’Europa e costituì un caso letterario internazionale. Hirsi Ali venne condannata a morte e minacciata dagli integralisti islamici, costretta a vivere sotto scorta e poi a rifugiarsi negli Stati Uniti.
Nelle librerie italiane arriverà soltanto a settembre 2010, con un titolo già pronto per far discutere: “Il buon Gesù e il cattivo Cristo” (Edizioni Ponte alle Grazie) dell’autore britannico Philip Pullman, inserito nel 2008 dal “Times” fra i cinquanta più grandi scrittori inglesi dal secondo dopoguerra. Il libro è finito nel mirino dei cattolici integralisti, che lo hanno definito “blasfemo”, opera di “un uomo malvagio” e meritevole di “tutte le pene dell’inferno”, in quanto “dissacratore della figura di Cristo”. L’opera ha tuttavia ricevuto le lodi di critici autorevoli, come Charlotte Higgins, del “Guardiane” e dell’arcivescovo di Canterbury Rowan Williams, primate anglicano d’Inghilterra.

Vignette satiriche

Nel settembre 2005 la versione online del quotidiano danese Jyllands – Posten pubblicò una serie di 12 caricature di Maometto, che vennero poi definite “vignette sataniche”, una delle quali rappresentava il profeta con una bomba nascosta nel turbante. Dopo 5 mesi (un lasso di tempo lungo e assai sospetto), nel febbraio 2006, si verificarono violentissime proteste di musulmani fondamentalisti, che le giudicarono blasfeme, in molti paesi islamici. Nel mirino dei fanatici, che dal Pakistan, alla Siria e alla Palestina, dall’Iran all’Indonesia, dall’Egitto all’Afghanistan, non vi fu solo la Danimarca (le cui ambasciate vennero prese d’assalto), ma tutta l’Unione Europea e l’insieme dell’Occidente, accusato di essere empio e blasfemo: oltre 150 persone persero la vita nei disordini e l’autore danese delle vignette Kurt Westergaard venne minacciato di morte e deve vivere, da allora, sotto scorta.
In molti, in tutt’Europa, invocarono la libertà di parola e le vignette vennero pubblicate sia in Olanda che in Francia.
Nel gennaio 2010 Kurt Westergaard, un uomo di sinistra di 77 anni, costretto in quattro anni a cambiare ben sei appartamenti per sfuggire alle minacce di morte, all’interno della sua abitazione venne attaccato a colpi di accetta da un estremista islamico somalo, ma riuscì a salvarsi, rifugiandosi in una camera “blindata”. A seguito di questo tentativo di assassinio, non si registrò in nessun paese europeo, alcuna manifestazione pubblica di solidarietà al vignettista danese.
“Non c’è stata nessuna manifestazione. Hanno taciuto tutti. Chisseneimporta della libertà di stampa. Quelli con l’ascia fanno un po’ paura. Westergaard se la vedesse lui, con i suoi appartamenti blindati: se l’è cercata”, così annotava tristemente Pierluigi Battista su “Sette”.

Ci auguriamo che mai più nessuno, fra coloro che praticano quotidianamente la libertà di satira e con ciò stesso garantiscono anche la nostra libertà di espressione, debba essere vittima di fanatici assassini di matrice religiosa o politica, che pretendono di uccidere la libertà di tutti imponendo con la violenza le loro visioni oscurantiste e portatrici di morte. Una risata li seppellirà!

Noi oggi, con questo convegno e con questa mostra storica sulla satira religiosa, vogliamo dare il nostro contributo culturale alla causa della libertà di espressione: una buona causa di libertà e di laicità!

Tullio Monti
Coordinatore della Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni