sabato 6 luglio 2013

Intervento di Ercolessi sul ruolo delle Consulte Laiche nell'EHF

Cari amici,
come nuovo membro del board del EHF non credo di avere ancora un quadro preciso delle risorse disponibili, e quindi delle possibilità di influire nel modo più efficace sui processi decisionali che riguardano le materie di nostro interesse. Mi pare tuttavia necessario concentrare gli sforzi – almeno quelli che siamo in grado di esercitare collettivamente a livello europeo – dove sia più urgente, necessario e, sperabilmente, efficace.
Prima di poterne discutere assieme in modo da poter acquisire una più precisa valutazione sul punto, credo che i settori in cui dovremmo concentrare gli sforzi siano i seguenti:
1) agire come controparte delle istituzioni europee (tanto l’Unione Europea quanto il Consiglio d’Europa) per contrapporsi all’influenza delle lobby clericali;
2) promuovere la cooperazione fra le nostre organizzazioni nelle aree di comune interesse.
Per quel che riguarda il primo punto, credo che dovremmo concentrarci sui temi che al momento sono al centro del dibattito nella maggior parte dei nostri paesi:
a) tutte le questioni che riguardano l’autodeterminazione individuale in relazione alla posizione degli embrioni: aborto (e ostacoli alla libertà di scelta causati da campagne di “obiezione di coscienza” di massa organizzate), inseminazione in vitro, contraccettivi post-coitali, ricerca sulle staminali – tutte questioni, queste, che richiedono una discussione pubblica di base sullo statuto degli embrioni.
b) fine vita (valore legale del testamento biologico, rifiuto di trattamenti, eutanasia)
c) questioni glbt (riconoscimento giuridico delle coppie, matrimonio, legislazione antidiscriminatoria, hate crimes);
d) privilegi giuridici e finanziamento pubblico delle organizzazioni religiose, da contrastare in quanto incompatibili con la “pari dignità sociale” dei non credenti e delle minoranze non privilegiate.
Per quel che riguarda il secondo punto, i due campi di intervento che dovrebbero coinvolgere ogni organizzazione nazionale (senza ovviamente escluderne altri) dovrebbero a mio parere essere:
a) un criterio comune (e quanto più possibile “oggettivo” – abbiamo solo da guadagnarne) di misurazione del tasso di secolarizzazione delle nostre società, strumento che consentirebbe di confutare la pretesa delle organizzazioni religiose tradizionali di rappresentare ancora la maggioranza culturale (o addirittura l’“identità”) degli europei;
b) su un piano più circoscritto e tuttavia cruciale, dovremmo essere sempre pronti a essere presenti come “terze parti intervenienti” ogni volta che ciò sia possibile nei casi riguardanti argomenti di nostro interesse che siano sottoposti al giudizio della Corte dei Diritti Umani di Strasburgo.
Giulio Ercolessi
membro del board della "Federazione Umanista Europea" su designazione del "Coordinamento Nazionale italiano delle Consulte per la Laicità delle Istituzioni"