martedì 28 maggio 2013

Vittoria Laica a Bologna


A Bologna, a Bologna !


Il referendum di Bologna del 26 maggio 2013 sul finanziamento alle scuole private è stato vinto dal fronte che sosteneva l’opzione A, ovvero quella che chiedeva di spostare sulla scuola pubblica i fondi comunali bolognesi oggi destinati alle materne dell'infanzia paritarie e ha vinto con il 59% dei voti.
I sostenitori dell’opzione alternativa, la B, hanno avuto il 41%. Ora, dopo che circa 86.000 bolognesi, sul totale dei 300.000 aventi diritto al voto, si sono espressi iniziano i distinguo sulla validità politica di un voto che non ha avuto l’affluenza di altri analoghi: 90% per quella sul traffico, 65% per l’acqua pubblica, 36% per le farmacie e per la nuova stazione. Si tratta di capirci un po’ di più circa il "gioco che si sta giocando", poiché, a parere nostro, sul tavolo ci sono questioni che hanno una forza potente sul futuro di questo paese, basta vedere le forze in campo: da una parte una pattuglia organizzata, guidata da tante associazioni della società civile, in primis Rete Laica che lanciò la proposta di referendum, dall'ala sinistra della maggioranza in comune (Sel), dal Movimento5Stelle, dalla Fiom, da CGIL scuola, dai sindacati di base, dai collettivi studenteschi e dall’altra il Comune, l'Udc, la Curia con la sua somma di parrocchie, la Cisl e il mondo economico, dalle cooperative di ogni colore, Cna, commercianti e Unindustria, Ascom, e poi Lega Nord e Scelta Civica. In tali schieramenti brillavano poi i personaggi atti a rappresentare mediaticamente i due schieramenti ed è in questo che possiamo rilevare ancor meglio lo sguardo sul futuro, in quanto a sostenere lo statu quo c’erano: il presidente dei Vescovi italiani cardinale Bagnasco, Prodi, l’economista Zamagni, Monsignor Vecchi, Matteo Renzi e il ministro Carrozza, oltre al Sindaco Virginio Merola. Anche il filosofo Cacciari parteggiava per questa folta schiera. Nell’altro campo il Professor Rodotà, Francesco Guccini, Isabella Ferrari, Riccardo Scamarcio e Ivano Marescotti. La sproporzione evidente delle forze schierate sullo strano fronte di un referendum cittadino la dice lunga sul significato simbolico che è da attribuire a tale risultato, che dimostra una volta ancora come i principi di laicità delle istituzioni, se correttamente spiegati e coniugati con esigenze concrete e diritti delle persone e dei cittadini, possono costituire la base per una politica culturale sostenuta da un vasto consenso popolare, addirittura maggioritario nel paese, che contrasti potentemente e sia capace di scardinare i piani di coloro che, specialmente a livello politico e di governo, si ostinano a percorrere un abbandono sempre più marcato dei principi di laicità delle istituzioni, dimostrando con ciò di disprezzare sommamente i dettati costituzionali.


È perché il referendum di Bologna ha avuto la capacità di "rivelare" pubblicamente il gioco e quindi necessariamente di impegnare tutti i laici in un lavoro di ricomposizione di un fronte del progresso della democrazia e dei diritti in questo paese che oggi cantiamo VITTORIA!


Coordinamento Nazionale delle Consulte per la Laicità delle Istituzioni
 c/o Consulta Romana per la Laicità delle Isituzioni 
Via delle Carrozze 19 - 00167 Roma tel/fax 06.6796011 e-mail:romalaica@gmail.com

martedì 21 maggio 2013

Sostegno al referendum di Bologna e ad Art. 33


Comunicato stampa
 Articolo 33: “L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento. La Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi. Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”.

Il 26 maggio a Bologna si svolgerà il referendum consultivo per scegliere se utilizzare le risorse finanziarie comunali solo per le scuole comunali e statali o se mantenere l’attuale modalità di erogazione che prevede la realizzazione anche di convenzioni con le scuole paritarie private.

La Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni sostiene  il comitato Art. 33 di Bologna e il referendum

Negli scopi della Consulta vi è la promozione di azioni per il sostegno della Costituzione e per l’abolizione di tutte le norme che favoriscano concessioni di compiti, contributi, diritti e privilegi ad altre istituzioni, tali da compromettere la laicità  delle Istituzioni pubbliche. Per questa ragione, il sostegno al referendum di Bologna va nella direzione di opporsi agli atti degli enti locali in favore di erogazioni in varie forme (dirette o attraverso “buoni scuola”) per le scuole paritarie private che per la gran maggioranza sono di tipo confessionale (cattoliche).

In accordo con il comitato di Bologna, sosteniamo che “le scuole private non sono in grado di affrontare laicamente il problema dell’integrazione; le scuole statali, invece, sono frenate nella loro espansione dalle politiche governative”.  Ricordiamo che anche a Torino una consistente parte delle scuole dell’infanzia è gestita da privati, in maggior parte confessionali cattolici, che hanno sopperito al disimpegno dello Stato, il quale è di fatto inadempiente rispetto ai dettami della carta costituzionale. Non è giusto che le famiglie siano costrette ad iscrivere i propri figli a scuole confessionali, a causa dell’insufficienza dei posti nelle strutture statali e comunali.

Riteniamo che “il Comune debba disimpegnarsi dai finanziamenti alle scuole private paritarie e destinare tutte le sue risorse economiche alla scuola pubblica, laica e pluralista”.

Come a Bologna, auspichiamo che il disimpegno sia graduale, in quanto sarebbe impensabile lasciare senza servizi i bambini di Torino, ma siamo convinti che la direzione giusta sia quella di rispettare appieno la Costituzione, che su questo aspetto è di una chiarezza esemplare.

Insieme alle associazioni che ne fanno parte e che sottoscrivono questo comunicato la Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni sostiene fermamente il comitato bolognese e invita tutti i cittadini a diffondere tale iniziativa e a sensibilizzarsi su tale tema anche in riferimento alla nostra città.

“La scuola laica non deve imporre agli alunni credenze religiose, filosofiche o politiche in nome di autorità sottratte al sindacato della ragione. Ma deve mettere gli alunni in condizione di potere con piena libertà e consapevolezza formarsi da sé le proprie convinzioni politiche, filosofiche, religiose” (Gaetano Salvemini)

Emma Bonino a Milano "sulla 194 indietro non si torna"


Emma Bonino interviene all’incontro sulla L. 194/78 a Milano: “Indietro non si torna, vanno garantiti i servizi per rendere effettivi i diritti”
Milano – 21 maggio 2013 - La Ministra per gli Affari Esteri Emma Bonino, fin dall’inizio della propria attività politica impegnata sul fronte dei diritti all’autodeterminazione delle persone, interverrà con un messaggio diretto ai partecipanti dell’incontro dal titolo “DALL'OBIEZIONE AL SABOTAGGIO - come l'Italia sta scivolando verso l'inapplicabilità della legge sull'aborto.
L’incontro, organizzato dalla Consulta Milanese per la Laicità delle Istituzioni, in collaborazione con gli Amici della Consulta e Usciamo Dal Silenzio, si terrà in occasione dei 35 anni della Legge 194/78, al Tempio Valdese di via F. Sforza 12/A.
Anticipando un paio di concetti,  la Ministra tiene a sottolineare che “Indietro non si torna, ma interventi normativi che facciano chiarezza su quale soggetto abbia il compito di garantire l’applicazione della legge 194 sono auspicabili.
“L‘impegno - prosegue Emma Bonino, è che si lavori “insieme perché le scelte personali siano libere e responsabili. Questo può avvenire solo garantendo sia servizi che rendano effettivi i diritti, sia adeguata informazione”.
Da una recente indagine si evince che i dati ministeriali relativi alla percentuale di obiettori di coscienza vanno corretti al rialzo: la percentuale effettiva di medici obiettori è pari all’83%, mentre il dato ufficiale è pari al 75%;  l’analisi dell’età anagrafica delle risorse impiegate per l’applicazione della legge denuncia che tra pochi anni non esisteranno medici con esperienza di IVG.

Come si legge da notizie di stampa, in Italia ci sono strutture dove alla donna che ha deciso di interrompere la gravidanza è impedito totalmente di vedere rispettata la propria scelta: l’ospedale di Jesi, il Policlinico Federico II di Napoli (l’unico medico non obiettore è deceduto nel marzo 2012), il territorio della provincia di Bari (ospedali pubblici).

L’incontro del 22 maggio 2013 sarà strutturato in tre momenti: ripercorreremo il cammino di una legge chiamata a mediare tra obiezione di coscienza e libertà di scelta, per condividere l’analisi condotta da una filosofia del diritto e concludere con il racconto (ed i dati) di chi vive la realtà dei consultori e degli ospedali pubblici milanesi. Le presenti ed i presenti saranno invitate/i a partecipare al dibattito conclusivo, moderato dalla coordinatrice della Consulta Donatella De Gaetano.

Nelle parole di Stefano Rodotà in un articolo pubblicato su La Repubblica (marzo 2013, “Il Paese ostile”) “Bilanci e previsioni, in questo momento, mostrano un’Italia che ha perduto il filo dei diritti e, qui come altrove, è caduta prigioniera di una profonda regressione culturale e politica”.

Ed è proprio a partire dal bilancio sui primi 35 anni della Legge 194 che la Consulta, gli Amici della Consulta e UDS invitano cittadine e cittadini a riflettere sul da farsi a Milano per difendere il valore della laicità anche nelle scelte delle donne.


Data e luogo dell’incontro

Mercoledì 22 maggio 2013 (35° dalla emanazione della L. 194/78)

Orario: 20:30-23:30

Milano – Tempio della Chiesa Valdese – Via F. Sforza 12/a

Agenda del’incontro

h. 20.30
Accoglienza partecipanti
h. 21.00
Donatella De Gaetano – coordinatrice della Consulta Milanese per la Laicità delle Istituzioni –
Lettura del Saluto di apertura della Ministra per gli Affari Esteri Emma Bonino
h. 21.10
Allegra Stracuzzi – avvocato, Gruppo sull’Obiezione di Coscienza della Consulta Milanese per la Laicità delle Istituzioni – Il cammino della L. 194/78 tra obiezione di coscienza e boicottaggio
h. 21.30
Patrizia Borsellino – Professore di Filosofia del Diritto in Università Bicocca – La 194. Una legge con molte luci e poche ombre
h. 21.50
Assunta Sarlo – giornalista – Dai dati sull'obiezione di coscienza alle proposte: il Manifesto sull’applicazione della L.194/78
h. 22.20
Dibattito, moderato dalla Coordinatrice della Consulta Milanese per la Laicità delle Istituzioni

domenica 12 maggio 2013

Torino Laica, Risorgimentale e Massonica


Somewere tour & Events
in collaborazione con
Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni
TORINO LAICA, RISORGIMENTALE E MASSONICA

Uno straordinario percorso turistico serale per scoprire, nel 150° anniversario dell’Unità d’Italia, tutta la storia del Risorgimento e dei suoi uomini a Torino, città dalle antiche radici laiche.
Un viaggio affascinante alla scoperta della storia meno conosciuta della Città, per  incontrare i personaggi che hanno fatto l’Unità d’Italia e i loro legami con il pensiero laico e la Massoneria, con la visita, in assoluta esclusiva, al Tempio Massonico, in un itinerario di scoperta unico, sospeso tra storia e simbolismo, mai proposto sino ad ora al pubblico.
Per motivi di privacy all’interno del Tempio Massonico non sono permesse riprese o foto.

Giorni di effettuazione:
SABATO 13 APRILE 2013 (ore 21)
SABATO 18 MAGGIO 2013 (ore 21)
SABATO  8 GIUGNO 2013 (ore 21)

Partenza / Arrivo:  Corso Bolzano angolo Porta Susa
Durata: circa 3 ore
Costo per persona:  € 25
Per prenotazioni: 011-6680580 oppure www.somewhere.it

PERCORSO

Partenza:  Corso Bolzano angolo Porta Susa

Via Cernaia (Giardino La Marmora): monumento al generale Alessandro La Marmora, fondatore del corpo dei Bersaglieri ( scultore Giuseppe Cassano – 1867)

Piazza Savoia: obelisco commemorativo dell’abolizione del foro ecclesiastico (Leggi Siccardi, 1850)

Piazza Carlina (Piazza Carlo Emanuele II): monumento a Camillo Benso conte di Cavour (scultore Giovanni Duprè – 1863)

Via dei Mille: monumento a Giuseppe Mazzini ( scultore Luigi Belli - 1917)

Corso Vittorio Emanuele II:  esterno del Tempio Valdese e della Sinagoga Ebraica

Lungo Po Cadorna: monumento a Giuseppe Garibaldi (scultore Edoardo Tabacchi - 1884)

Piazza Castello: ore 22,30 Tempio Massonico (visita alla sede della Massoneria – durata 1 ora)

Rientro in bus in Corso Bolzano
Il percorso avverrà tutto in bus tranne la visita in Piazza Castello

8 e 5 x mille, Vigilanza Laica



TEMPI DI DICHIARAZIONE DEI REDDITI: LA TRUFFA DELL’8 PER MILLE
Premessa
La Repubblica italiana riconosce la libertà di religione, di culto e di associazione. Il nostro ordinamento giuridico prevede poi specifici regimi per i rapporti fra lo Stato e la Chiesa cattolica (Concordato) e lo Stato e le altre confessioni religiose (Intese).All’interno di questo complesso insieme di disposizioni la legislazione statale dal 1984 prevede anche il finanziamento diretto da parte dello Stato. Tale meccanismo è noto come “otto per mille”, consistendo nella destinazione di una quota pari all’8 x 1000 del gettito IRPEF allo Stato, alla Chiesa cattolica o alle confessioni religiose che hanno stipulato una Intesa con lo Stato che preveda tale finanziamento (la Chiesa Valdese, l’Unione Italiana delle Chiese Cristiane Avventiste del 7° giorno, le Assemblee di Dio in Italia, l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e la Chiesa Evangelica Luterana in Italia).L’istituto dell’otto per mille è stato introdotto per superare il precedente istituto noto come “congrua” (il finanziamento diretto dello Stato alla Chiesa cattolica per pagare gli stipendi e le pensioni dei sacerdoti), configurando un nuovo meccanismo che fosse in grado di fornire mezzi adeguati e quantitativamente comparabili ai precedenti ed allo stesso tempo affidare ai cittadini la scelta in merito.Pochi italiani sono a conoscenza di come funziona il meccanismo del cosiddetto 8 per mille dell’IRPEF. E’ necessario che il Ministero dell’Economia si faccia promotore di una campagna di informazione che restituisca agli italiani la possibilità di scegliere coscientemente, come la legge vuole, la destinazione di questa parte del proprio reddito.
La situazione attuale
Il contribuente può indicare a chi devolvere la sua quota dell’8 per mille dell’IRPEF. Quello che non molti sanno è che chi non dà alcuna indicazione vede la sua quota versata ai soggetti ammessi, ed elencati in fondo al modulo di dichiarazione dei redditi, in modo proporzionale alle preferenze che gli altri (e non lui) hanno espresso. In altre parole, chi non ha indicato alcuna scelta, vede la sua quota devoluta a soggetti per i quali può anche provare la massima repulsione o diffidenza. E’ questo uno dei tanti imbrogli italiani, consumato ai danni di milioni di persone alle quali viene negata una corretta informazione su cosa si fa dei loro quattrini.E’ avvenuto così che negli ultimi anni la chiesa cattolica, pur avendo ottenuto indicazioni corrispondenti a meno del 30% del totale, sia riuscita ad accapararsi quasi il 90% dell’ammontare totale dell’8 per mille dell’IRPEF (circa 1 miliardo di euro, invece di circa 300 milioni di euro che le spetterebbero effettivamente): inoltre, per le somme percepite, la CEI presenta un rendiconto a carattere informativo, non soggetto ad alcun controllo da parte dell’autorità statale.A tal fine è stata ed è ulteriormente aiutata dalla del tutto inesistente opera di divulgazione e propaganda che lo Stato italiano ha fatto e fa in favore della propria quota dell’8 per mille (della quale occorre ancora ricordare che, in passato, larga parte veniva destinata mediamente ad interventi riferiti al culto cattolico); questa latitanza dello Stato si contrappone alla martellante propaganda che la Chiesa cattolica ha fatto e fa sempre più attivamente, con vere e proprie campagne pubblicitarie, che incidono per circa l’1% dei ricavi (circa 10 milioni di euro), in favore della propria quota dell’8 per mille.
Esaurito l'otto per mille dello Stato: nessun progetto sarà finanziato
Spiacenti il conto è in rosso. Suona un po' così il comunicato apparso sabato 26 gennaio con cui la Presidenza del Consiglio dei ministri ha reso noto che per l'anno 2012 non ci sarà nessun decreto di ripartizione dell'otto per mille dell'Irpef a diretta gestione statale. La motivazione è chiara: «per mancanza di disponibilità finanziaria». Così come è chiara la diretta conseguenza: «nessuno dei progetti presentati con scadenza 15 marzo 2012 è stato ammesso a contributo».
Il fondo segna zero
La somma dell'8 per mille targata 2012 su cui lo Stato ha una gestione diretta ammonta, spiega sempre Palazzo Chigi, a 181.781.492 euro, ma allo stato attuale il fondo segna zero. Le «numerose decurtazioni» previste da provvedimenti legislativi, spiega ancora la Presidenza con tanto di distinta, «ne hanno azzerato la disponibilità».
Oltre 121 milioni per esigenze di protezione civile
Oltre 121 milioni di euro hanno fatto fronte alle esigenze della protezione civile. Di questi, 64 milioni sono stati destinati al funzionamento della flotta aerea necessaria soprattutto per le far fronte all'emergenza incendi, e 57 milioni sono invece andati ad alimentare direttamente il Fondo di protezione civile.
Con le manovre persa una fetta pari a poco più di 24 milioni
Dalla rimodulazione delle manovre finanzarie dell'ultimo anno l'8 per mille dello Stato ha perso un'altra fetta pari a a poco più di 24 milioni di euro. I colpi di grazia che hanno portato all'azzeramento del fondo sono state le calamità del febbraio 2012, che hanno assorbito altri 4 milioni di euro, e, infine, l'ultima legge di stabilità che ha destinato agli eccezionali eventi alluvionali, atmosferici e alle precipitazioni nevose verificatesi nell'ultimo triennio i restanti 32,7 milioni di euro.
Tutto bene, quindi?
No, perchè l'anomala e positiva situazione dell'otto per mille relativo al 2012, rischia di essere un'eccezione che potrebbe non più ripetersi nei prossimi anni.
Una proposta per il futuro
Se questo è il quadro della situazione, sorge immediatamente una considerazione.Perché la quota inoptata dell’8 per mille non viene per intero destinata ad alimentare un fondo permanente destinato alle emergenze per calamità naturali quali terremoti, alluvioni, frane? E, per la quota che auspicabilmente non dovesse essere assorbita dalle emergenze, finalizzato ad interventi di ricostruzione, adeguamento, prevenzione del rischio? Questo fondo dovrebbe essere oggetto di una gestione e rendicontazione separata dal Bilancio dello Stato, affidata ad una authority ad hoc, indipendente dal Governo.E, qualora si insistesse a perpetuare l’imbroglio ai danni degli italiani sull’attribuzione della quota inoptata, si potrebbe proporre di inserire tra i possibili beneficiari dell’8 per mille un “fondo emergenze”, con l’obbligo, per questo, e per lo Stato italiano, di pubblicizzare, propagandare e promuovere le proprie attività, esattamente come fa la Chiesa cattolica. Molti italiani sarebbero felici di dare questo contributo e la quota dell’8 per mille rimasta senza opzione andrebbe a ridursi sensibilmente.
Per la dichiarazione dei redditi del 2012
Fino a quando non verranno introdotte significative modifiche in senso di rispetto della laicità delle istituzioni relativamente al meccanismo di assegnazione dell’8 per mille fra lo Stato, la Chiesa cattolica e le altre confessioni religiose, nonché relativamente alla destinazione dei fondi dello Stato derivanti dal gettito della propria quota dell’8 per mille, il nostro invito ai cittadini che hanno a cuore la laicità delle istituzioni, è quello di non devolvere né alla Chiesa cattolica, né allo Stato (le due opzioni rischiano troppo spesso di coincidere) il proprio 8 per mille, bensì di destinarlo ad una delle confessioni religiose minoritarie, controllando con attenzione come tali fondi vengono spesi ed utilizzati dalle singole organizzazioni religiose, di anno in anno.
Vigilanza laica!
TEMPI DI DICHIARAZIONE DEI REDDITI: PER UN BUON USO DEL 5 PER MILLE
Destina il Tuo 5x1000 alla Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni
Nei suoi anni di attività la Consulta è stata protagonista di numerosissime iniziative, convegni e proposte, caratterizzandosi come uno dei più attivi istituti culturali piemontesi, in costante crescita di adesioni e progetti, esempio e punto di riferimento per la nascita di numerose Consulte gemelle in altre città italiane.Anche quest’anno il calendario delle iniziative è denso di progetti ad alto contenuto culturale e di attualità: la Giornata di Giordano Bruno, la Quarta “Rassegna biennale del Cinema Laico”, la Lectio Magistralis sulla Laicità collegata al Premio Adriano Vitelli  “Laico dell’Anno”, la Commemorazione del XX Settembre e la Manifestazione “Laici in piazza", il Convegno di studi annuale su "Scienza e Laicità”, i corsi di bioetica laica e di storia del pensiero laico all'UNITRE, i corsi di storia delle religioni e del libero pensiero e di storia della massoneria all'Università Popolare, i corsi sperimentali di storia delle religioni e del libero pensiero come ora alternativa alla religione cattolica nelle scuole, il corso di educazione sessuale nelle scuole secondarie superiori, il percorso turistico “Alla scoperta di Torino laica, risorgimentale e massonica”, le presentazioni di libri, la produzione di DVD, le mostre storiche, la collaborazione e la cura della rivista “Quaderni Laici”, sono solo alcuni esempi delle iniziative in programma.I mezzi di cui la Consulta dispone sono tuttavia ben lontani dall’essere adeguati ad un simile sforzo. La Consulta infatti non è riconosciuta al pari degli altri istituti culturali della Regione Piemonte, non essendo inserita nella legge regionale 49 che da tempo attende una revisione. Soltanto la convinta adesione ed il concreto sostegno, anche economico, dei cittadini alle attività della Consulta potrà consentirci di far fronte a queste importanti iniziative culturali e ai sempre più impegnativi compiti che attendono le battaglie per la difesa della laicità delle istituzioni e per la diffusione della cultura laica.
Ti chiediamo di destinare il 5 per mille dell’IRPEF a sostegno della Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni. Questa scelta non comporta una spesa per Te, essendo una quota d'imposta a cui lo Stato rinuncia. Se non effettuerai alcuna scelta, il 5 per mille resterà allo Stato.
Come devolvere il 5x1000 alla Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni?
È davvero semplice:

1. compila il modulo 730, il CUD oppure il Modello Unico;

2. firma nel riquadro "Sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale..."

3. indica il codice fiscale della Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni: 97663330013

Puoi destinare il 5x1000 anche chi non compila la dichiarazione dei redditi, ovvero la persone che hanno solo il modello CUD fornitogli dal datore di lavoro o dall'ente erogatore della pensione.
Come fare?
È sufficiente compilare la scheda e presentarla, in busta chiusa:
  • allo sportello di un ufficio postale o a uno sportello bancario che provvederà a trasmetterle all'Amministrazione finanziaria (il servizio è gratuito)

oppure
  • a un intermediario abilitato alla trasmissione telematica (commercialista, CAF, etc.) Quest'ultimo deve rilasciare, anche se non richiesta, una ricevuta, attestante l'impegno a trasmettere le scelte.
Sulla busta occorre scrivere: "scelta per la destinazione del cinque per mille dell'Irpef", e indicare cognome, nome e codice fiscale del contribuente.
Grazie per aiutarci a difendere la laicità delle istituzioni ed a diffondere la cultura laica!

Family Pride. Quante famiglie conosci?


DOCUMENTO POLITICO TORINO PRIDE - 08 GIUGNO 2013

FAMILY PRIDE

QUANTE FAMIGLIE CONOSCI?


Le rivendicazioni della realtà LGBTTIQ (Lesbica, Gay, Bisessuale, Transessuale, Transgender, Intersessuale. Queer) sono molteplici e ancora inascoltate, soprattutto nel nostro Paese dove non esiste praticamente alcun tipo di riconoscimento di diritti. Il Pride è una delle maggiori occasioni per esprimere fermamente, anche con rabbia, che vogliamo gli stessi diritti; attraverso il Pride diamo forma e voce alle nostre richieste, tuttora disattese. Quest'anno abbiamo deciso di porre l'accento sulla questione delle famiglie. Un tema che non mette in ombra la pluralità delle nostre rivendicazioni ma che anzi in qualche modo le comprende tutte.

Il termine istituzionale "famiglia" rischia sempre di essere abusato e abbinato a una realtà che esiste solo parzialmente.

Che cosa definisce una famiglia? Il matrimonio? Un uomo e una donna che si amano e vivono insieme, anche se non sposati, non sono una famiglia? I figli? E se non ci sono i figli, allora, non si può parlare di famiglia?

Il padre e la madre insieme? E una madre, o un padre, che da sola/o cresce un figlio, non sono una famiglia?

Le nostre famiglie, le famiglie che gay e lesbiche creano e che possono comprendere anche la presenza di figli, sono famiglie invisibili per lo Stato e per il Diritto italiano. Gay e lesbiche sono figli di uno Stato Minore, non sono loro non è riconosciuto il diritto sancito dalla nostra Costituzione di avere una famiglia. A due lesbiche o due gay non è riconosciuto il diritto di tutelare la loro unione attraverso tutte quelle forme giuridiche, assistenziali, patrimoniali che lo Stato riconosce e sostiene nel caso di coppie eterosessuali, e questo vuoto diventa particolarmente odioso nel momento in cui sono presenti dei figli; figli nati all'interno di una precedete relazione eterosessuale o concepiti all'interno di una coppia gay o lesbica.

In Italia ci sono 100.000 figli con almeno un genitore gay, lesbica o trans (Ministero della Salute, anno 2005). Ai figli nati già all'interno di una coppia LGBTTIQ è negato il diritto di essere riconosciuti da entrambi i componenti della coppia ed è quindi negata loro la tutela del rapporto affettivo e giuridico con il genitore non biologico; nel caso più numeroso di figli nati in una precedente relazione eterosessuale il genitore LGBTTIQ può rischiare di vedersi negato l'affido sulla base di una presunta incompatibilità tra funzione genitoriale e omosessualità; e nel caso ancor più numeroso delle famiglie con un figlio o una figlia non eterosessuali i genitori pagano ancora oggi le conseguenze di uno stigma sociale che li considera - o li vuole - inadeguati e falliti nel loro ruolo educativo.

È giusto che le famiglie con un figlio LGBTTIQ, o una famiglia in cui uno o più genitori sono LGBTTIQ subiscano delle discriminazioni? È giusto che i figli di gay, lesbiche, trans e bisessuali non godano di diritti uguali agli altri?

Le nostre sono famiglie. Ci unisce la consapevolezza che una famiglia nasce dall'amore, dalla responsabilità e dal rispetto, molto più che da esclusivi legami biologici. Non si tratta di riformulare il concetto di "famiglia allargata", ma di allargare il concetto di famiglia. Per questi motivi dedichiamo il Pride del 2013 alla molteplicità delle famiglie.

Vogliamo ricordare qual è il significato del Pride. La "rivolta di Stonewall" vide una serie di violenti scontri fra la comunità omosessuale e la polizia a New York, culminati il 28 giugno 1969 a seguito dell'ennesima irruzione violenta e immotivata della polizia in un bar gay in Christopher Street (nel Greenwich Village) chiamato Stonewall Inn. Stonewall è considerato dal punto di vista simbolico il momento della nascita del movimento di liberazione lesbico, gay, bisessuale e trans moderno in tutto il mondo e il 28 giugno è stato scelto come data della "Giornata mondiale dell'orgoglio LGBT" o "LGBT Pride"; esso equivale al nostro 27 Gennaio (Giornata della Memoria), al nostro 8 Marzo (Festa della Donna), al nostro 25 Aprile (Festa della Liberazione), al nostro 10 Maggio (Festa del Lavoro) e merita anch'esso lo status di celebrazione.

Sottolineiamo con forza il carattere commemorativo e al tempo stesso festoso del Pride, rivendicando come valore positivo l'aspetto folcloristico e carnevalesco della parata, con tutti i suoi eccessi colorati e trasgressivi. Quest'anno vogliamo proprio richiamare l'attenzione delle persone sull'origine storica, liberatoria ed egualitaria del carnevale: unico momento dell'anno in cui, fin dall'antichità, tutti gli esseri umani erano considerati uguali, ed anche agli ultimi era consentito dileggiare e sbertucciare i potenti, con scherzi anche pesanti e con atteggiamenti fortemente trasgressivi, celati dal mascheramento e dal travestimento.

Grazie alle lotte che il mondo LGBTTIQ ha condotto negli anni trascorsi da quegli eventi drammatici oggi possiamo registrare una mutata attenzione, sia sul piano nazionale che su quello internazionale, da parte dell'opinione pubblica, dei mezzi di comunicazione e del ceto politico, nei confronti delle istanze avanzate dal movimento, ma tali aperture non corrispondono ancora alle nostre aspettative. Anche se abbiamo ben presente che gli interessi partitici o di potere potrebbero trarre in inganno rispetto alla reale apertura della politica, e aspettiamo la prova dei fatti per giudicarla, riteniamo che il riconoscimento delle istanze del movimento sia un fatto compiuto.

Per questo si pone il bisogno per l'associazionismo LGBTTIQ di aprirsi ad un confronto più ampio e permeabile alla società civile per abbattere, attraverso un costante dialogo con tutte le sue componenti, le barriere ed i pregiudizi che ancora pesano sull'universo LGBTTIQ. Le nostre istanze non sono più minoritarie nello spirito dei tempi che stiamo vivendo. Questa considerazione potrà apparire eccessivamente ottimistica, ma crediamo che sia necessario alimentare costantemente la speranza in un mondo migliore.

Un ultimo aspetto sul tema delle famiglie. Dall'ampio dibattito sociale, culturale e giuridico, a cui assistiamo in questi ultimi tempi. desideriamo mettere in rilievo la parole di Chiara Saraceno in Coppie e famiglie (Feltrinelli 2012) l'autrice scrive: "Non vi è nulla di meno naturale della famiglia". Famiglia e coppia sono tra le istituzioni sociali che maggiormente sono state fatte oggetto di regolazione: è la società che definisce di volta in volta quali sono i rapporti di coppia e di generazione legittimi, identificandoli come famiglia e dando loro una rilevanza sociale e giuridica, e quali invece non devono avere un riconoscimento sociale e vanno lasciati nell'informalità o nell'illegittimità. Storicamente e nelle diverse culture queste definizioni - chi/che cosa è incluso e con quali conseguenze - sono cambiate, così come: sono mutati i soggetti cui è riconosciuto il diritto/dovere di normare che cosa sia famiglia; quali sono le obbligazioni e le responsabilità connesse ai legami familiari; in che modo la coppia e la famiglia sono tra loro distinti o isomorfi. Nella nostra odierna situazione il modello di famiglia, al quale ci siamo riferiti per alcune generazioni, è ormai giunto al capolinea.

TUTTE LE NOSTRE RIVENDICAZIONI

La nostra richiesta è d'investire nella sensibilizzazione, in/formazione ed educazione sulle tematiche LGBTTIQ, allo scopo di costruire una società più accogliente e meno discriminante, favorendo il superamento di stereotipi e pregiudizi, in modo che alla persona sia garantito un armonioso ed equilibrato sviluppo rispetto al proprio orientamento sessuale, identità di genere e alle scelte di vita a questi elementi connesse.

A tal fine rivendichiamo:


MATRIMONIO: gay e lesbiche hanno uguale dignità e diritti delle coppie eterosessuali. La legge italiana favorisce, di fatto. un principio antidemocratico e discriminatorio negando l'accesso al matrimonio a gay e lesbiche.

UNIONI CIVILI: unioni diverse da quelle fondate sul matrimonio riconosciute e tutelate giuridicamente e che siano accessibili a tutte le persone perché possano scegliere liberamente quale istituto giuridico meglio le rappresenta e tutela.

ADOZIONI: possibilità di adozione dei minori per i singoli, le singole e le coppie non eterosessuali.

RICONOSCIMENTO DEL GENITORE NON BIOLOGICO: sul piano legale devono essere tutelati il diritto dei figli alla continuità affettiva con il genitore non biologico, il diritto a godere dei benefici economici e materiali derivanti dal legame con il genitore non biologico ed il diritto-dovere del genitore non biologico di prendersi cura dei figli.

PROCREAZIONE MEDICALMENTE ASSISTITA: abolizione della legge 40 e parità di diritti all'accesso per tutti e tutte alla procreazione assistita.

LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA, LESBOFOBIA E TRANSFOBIA: estensione della legge Mancino, che prevede le aggravanti penali per i crimini di odio, anche a protezione delle persone LGBTTIQ.

LEGGE SUL CAMBIO DI GENERE SESSUALE: revisione della legge 164/82, affinché anche coloro che non desiderano o non possono sottoporsi agli interventi chirurgici di riassegnazione sessuale abbiano diritto al riconoscimento del sesso desiderato nei propri documenti di identità.

DEPATOLOGIZZAZIONE DELLA TRANSESSUALITÀ: cancellazione dal DSM (manuale diagnostico-statistico delle malattie psichiatriche) della transessualità in quanto malattia psichiatrica, poiché considerarla una malattia non è soltanto un errore scientifico ma anche uno stigma sociale.

INTERSESSUALITA’: chiediamo che si fermino le ri-assegnazioni chirurgiche del sesso fino a che la persona non abbia la facoltà di esprimersi in merito e non sia in grado di dare il proprio consenso informato ad eventuali trattamenti.

LEGGE SUL TESTAMENTO BIOLOGICO: approvazione in Italia, come già avvenuto in altri Paesi europei, di una legge sul fine vita che riconosca ai cittadini il diritto alla libera scelta e allo Stato il dovere di farsi carico di situazioni cliniche eccezionali per porre fine ad agonie prolungate.


Il COORDINAMENTO TORINO PRIDE GLBT, è composto da: AGEDO Associazione di genitori, parenti e amici di omosessuali / Associazione Comitato provinciale ArciGay di Torino "Ottavio Mai" / Associazione di Volontariato LAMBDA / Associazione Famiglie Arcobaleno / Associazione GattoNero / Associazione Quore / Associazione Radicale Certi Diritti / Associazione Viottoli / Centro Studi e Documentazione "Ferruccio Castellano" / Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni / Gruppo Gayitineris / Gruppo L'Altra Martedì / Gruppo La Fenice / Gruppo Luna / Gruppo Pesce Torino / L'Altra Comunicazione / Maurice GLTBQ / Rete Genitori Rainbow.

Il Pride 2013 è dedicato ad Alessandro Ozimo,
nostro coordinatore, ed ai temi che maggiormente gli stavano a cuore e per i quali si è sempre battuto: la solidarietà e le famiglie di e con persone LGBTTIQ.

Coordinamento Torino Pride


Coordinamento Torino Pride LGBT  

Il Coordinamento è un raggruppamento di associazioni cui aderiscono le realtà associative lesbiche, gay, bisessuali e transgender (Igbt) operanti nel territorio della Regione Piemonte, insieme ad associazioni non Igbt impegnate nel sostegno dei valori della laicità, del rispetto e della valorizzazione della differenze.
Un Coordinamento gay, lesbiche e transessuali di Torino nasce alla fine degli anni Novanta, originariamente per seguire la discussione in consiglio comunale sulla proposta di istituzione di un registro delle coppie di fatto, poi decidendo di mantenere iniziative comuni, in particolare nei rapporti con le istituzioni. Proprio da questi a impostazione deriva la collaborazione che porta alla costituzione del primo Servizio Lgbt comunale italiano e, poco dopo, la ricerca universitaria che analizza la realtà locale, con una rappresentazione paritaria di genere mai realizzatasi a livello nazionale. A partire dal 2004 le associazioni aderenti decidono di dare avvio, insieme ad altre realtà, al percorso di candidatura che porterà alla realizzazione del Pride nazionale nella nostra città nel 2006. Proprio in seguito a questo evento prenderà la forma attuale un Coordinamento Torino Pride.

Il Coordinamento progetta e organizza iniziative politiche, sociali e culturali sul tema dei diritti delle persone Igbt, a difesa della loro identità e dignità e per il superamento di ogni forma di pregiudizio e discriminazione legati all'orientamento sessuale e all'identità di genere. Persegue rapporti di confronto e dialogo con le Amministrazioni pubbliche, le Istituzioni politiche e sindacali, le rappresentanze della pubblica istruzione e delle fedi religiose. Ricerca lo scambio e la sinergia con le realtà dell'associazionismo sociale, studentesco, giovanile e del movimento delle donne. Tra le tappe del suo percorso, l'organizzazione del Pride nazionale del 2006, di quelli regionali del 2007/2008/2009/2011/2012 a Torino, del 2008 a Biella (il primo Pride italiano in una cittadina di provincia), "I Diritti sono il nostro Pride", insieme alle Donne di Torino per l'autodeterminazione e il Collettivo Immigrati Auto Organizzati, del 2010. Da segnalare inoltre l'ingresso nell'I.L.G.A. (International Gay and Lesbian Association) nel 2008 e l'organizzazione della sua conferenza annuale europea a Torino nel 2011. Promuove annualmente, oltre al Pride (28 giugno), la celebrazione della Giornata Mondiale contro l'Omo/transfobia (17 maggio) e il Transgender Day of Remembrance (20 novembre). Al suo interno è attivo un Gruppo di Formazione che svolge attività rivolte ad adulti (dipendenti pubblici, insegnanti, professionisti) e a studentesse e studenti. (Info e contatti: formazione@torinopride.it).

Fanno attualmente parte del Coordinamento le seguenti associazioni e gruppi:

1.AGEDO Torino

2.ArciGay "Ottavio Mai" Torino

3.Associazione di Volontariato LAMBDA

4.Associazione Famiglie Arcobaleno — genitorialità gay e lesbica

5.Associazione GattoNero

6.Associazione Quore — diritti delle persone LGBTQ e scambio sociale, culturale e turistico

7.Associazione Radicale Certi Diritti

8.Associazione Viottoli, Pinerolo esperienze di liberazione umana e di ricerca di fede

9.Centro Studi e Documentazione "Ferruccio Castellano" — fede, religione omosessualità

10.Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni

11.Gruppo Gayitineris — attività sportive in montagna

12.Gruppo L'Altra Martedì — spazio di politica, cultura e aggregazione lesbica femminista

13.Gruppo La Fenice — credenti omosessuali

14.Gruppo Luna — supporto e aggregazione per persone transessuali/transgender

15.Gruppo Pesce — associazione sportiva di nuoto master

16.L'Altra Comunicazione, Associazione culturale per la diffusione della Cultura di Genere attraverso le arti visive.

17.Maurice GLBTQ — gay, lesbiche, bisessuali, transgender e queer

18.RGR Rete Genitori Rainbow 

Contatti:

Convegno Internazionale "La resistenza iraniana e il ruolo delle donne"


Consiglio Regionale del Piemonte -Associazione per il Tibet e i diritti umani
Associazione Iran Libero e Democratico
Consulta Torinese per la Laicita delle Istituzioni - aderente a EHF- FHE: European Humanist Federation
CONVEGNO INTERNAZIONALE
LA RESISTENZA IRANIANA E IL RUOLO DELLE DONNE”
GIOVEDI’ 23 MAGGIO 2013
ORE 9,30 - 13,30
Palazzo Lascaris (Sala Viglione) - Via Alfieri 15, Torino

PROGRAMMA
ORE 9,30


§ saluto del Presidente del Consiglio Regionale del Piemonte, On. Valerio Cattaneo

§ introduzione del Presidente dell’Associazione per il Tibet e i diritti umani,
Consigliere Giampiero Leo

§ proiezione di un videomessaggio della Presidente del CNRI (Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana), signora Maryam Rajavi e di un breve video sulla Resistenza Iraniana

§ relazione di Tullio Monti, Presidente dell’Associazione Iran Libero e Democratico e Coordinatore Onorario della Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni

§ intervento di Yoosef Lesani, esule iraniano e Vicepresidente dell’Associazione Iran Libero e Democratico

§ intervento di Farideh Bogorgzad, esule iraniana, Associazione Iran Libero e Democratico

§ intervento di Massimiliano Granero, Amnesty International

§ intervento di Farideh Karimi, Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana

§ intervento di Elahe Argimand, Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana

§ conclusioni dei Consiglieri Gianna Pentenero e Antonello Angeleri, Vicepresidenti dell’Associazione per il Tibet e i diritti umani

ORE 13.30
CONCLUSIONE DEI LAVORI

Sarà in funzione un servizio di traduzione consecutiva e un servizio di interpretariato
nella lingua dei segni italiana per sordi

Quaderni Laici, presentazione del n°9


PRESENTAZIONE del n° 9 della rivista
“QUADERNI LAICI”

domenica 19 maggio 2013 - ore 16,30
Salone Internazionale del Libro

Spazio AGORA’  - Padiglione 1
nella lingua dei segni italiana per sordi

Lingotto Fiere, via Nizza 280 – Torino

Conduce:

Federico Calcagno
giornalista, direttore di Quaderni Laici

Partecipano:

Maria Bonafede, pastora valdese
Michelangelo Bovero, filosofo politico
Giovanni Filoramo, storico delle religioni
Chiara Saraceno, sociologa

Sarà attivo un servizio di interpretariato

Iniziative per Eutanasia Legale


Proposta di legge di iniziativa popolare sul testamento biologico e sull’eutanasia
Proposta di legge di iniziativa popolare su:Rifiuto di trattamenti sanitari e liceita’ dell’eutanasia





Associazione Luca Coscioni per la libertà della ricerca scientifica
in collaborazione con
Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni
Exit
UAAR (Unione degli Atei  e degli Agnostici Razionalisti)
Associazione Radicale Adelaide Aglietta

La raccolta di firme per la legge di iniziativa popolare sul testamento biologico e sull’eutanasia volontaria, promossa dall’Associazione Luca Coscioni e sostenuta dalla Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni, da Exit Italia, dall’UAAR e dall’Associazione Adelaide Aglietta, prosegue.
Sono state finora raccolte circa 1000 firme in 8 tavoli.

Relazione

Ben oltre la metà degli italiani, secondo ogni rilevazione statistica, è  a favore dell'eutanasia legale, per poter scegliere, in determinate condizioni, una morte opportuna invece che imposta nella sofferenza. I vertici dei partiti e la stampa  nazionale, invece, preferiscono non parlarne: niente dibattiti su come si muore in Italia, tranne quando alcune storie personali si impongono: Eluana e Beppino Englaro, Giovanni Nuvoli, i leader radicali Luca Coscioni e Piero Welby.

Oggi, chi aiuta un malato terminale a morire - magari un genitore o un figlio che implora di  porre fine alla sofferenza del proprio caro - rischia molti anni di carcere. Il diritto costituzionale a non essere sottoposti a trattamenti sanitari contro la propria volontà è costantemente violato, anche solo per paura, o per ignoranza. La conseguenza è il rafforzamento della piaga tanto dell'eutanasia clandestina che dell'accanimento terapeutico.

Per rimediare a questa situazione, proponiamo poche regole e chiare, che stabiliscano con precisione come ciascuno possa esigere legalmente il rispetto delle proprie decisioni in materia di trattamenti sanitari, ivi incluso il ricorso all'eutanasia.

“Rifiuto di trattamenti sanitari e liceità dell'eutanasia”

Articolo 1

Ogni cittadino può rifiutare l’inizio o la prosecuzione di trattamenti sanitari, nonché ogni tipo di  trattamento di sostegno vitale e/o terapia nutrizionale. Il personale medico e sanitario è tenuto a rispettare la volontà del paziente ove essa:

1) provenga da soggetto maggiorenne;

2) provenga da un soggetto che non si trova in condizioni, anche temporanee, di incapacità di intendere e di volere, salvo quanto previsto dal successivo articolo 3;

3) sia manifestata inequivocabilmente dall’interessato o, in caso di incapacità sopravvenuta, anche temporanea dello stesso, da persona precedentemente nominata, con atto scritto con firma autenticata dall’ufficiale di anagrafe del comune di residenza o domicilio, “fiduciario per la manifestazione delle volontà di cura”.

Articolo 2

Il personale medico e  sanitario che non rispetti la volontà manifestata dai soggetti e nei modi indicati nell’articolo precedente è tenuto, in aggiunta ad ogni altra conseguenza penale o civile ravvisabile nei fatti, al risarcimento del danno, morale e materiale, provocato dal suo comportamento.

Articolo 3

Le disposizioni degli articoli 575, 579, 580 e 593 del codice penale non si applicano al medico ed al personale sanitario che abbiano praticato trattamenti eutanasici, provocando la morte del paziente, qualora ricorrano le seguenti condizioni:

1) la richiesta provenga dal paziente, sia attuale e sia inequivocabilmente accertata;

2) il paziente sia maggiorenne;

3) il paziente non si trovi in stato, neppure temporaneo, di incapacità di intendere e di volere, salvo quanto previsto dal successivo articolo 4;

4) i parenti entro il secondo grado e il coniuge con il consenso del paziente siano stati informati della richiesta e, con il consenso del paziente, abbiano avuto modo di colloquiare con lo stesso;

5) la richiesta sia motivata dal fatto che il paziente è affetto da una malattia produttiva di gravi sofferenze, inguaribile o con prognosi infausta inferiore a diciotto mesi;

6) il paziente sia stato congruamente ed adeguatamente informato delle sue condizioni e di tutte le possibili alternative terapeutiche e prevedibili sviluppi clinici ed abbia discusso di ciò con il medico;

7) il trattamento eutanasico rispetti la dignità del paziente e non provochi allo stesso sofferenze fisiche. Il rispetto delle condizioni predette deve essere attestato dal medico per iscritto e confermato dal responsabile della struttura sanitaria ove sarà praticato il trattamento eutanasico .

Articolo 4

Ogni persona può stilare un atto scritto, con firma autenticata dall’ufficiale di anagrafe del comune di residenza o domicilio, con il quale chiede l’applicazione dell’eutanasia per il caso in cui egli successivamente venga a trovarsi nelle condizioni previste dall’art. 3, comma 5 e sia incapace di intendere e volere o manifestare la propria volontà, nominando contemporaneamente, nel modo indicato dall’art. 1, un fiduciario, perché confermi la richiesta, ricorrendone le condizioni.

La richiesta di applicazione dell’eutanasia deve essere chiara ed inequivoca e non può essere soggetta a condizioni. Essa deve essere accompagnata, a pena di inammissibilità, da un’autodichiarazione, con la quale il richiedente attesti di essersi adeguatamente documentato in ordine ai profili sanitari, etici ed umani ad essa relativi.

Altrettanto chiara ed inequivoca, nonché espressa per iscritto, deve essere la conferma del fiduciario.

Ove tali condizioni, unitamente al disposto di cui al precedente art. 3, comma 7 siano rispettate,  non si applicano al medico ed al personale sanitario che abbiano attuato tecniche di eutanasia, provocando la morte le paziente, le disposizioni degli articoli 575, 579, 580 e 593.

Per saperne di più vai sul sito http://www.eutanasialegale.it/

Educare al Pregiudizio? No grazie


COMUNICATO STAMPA

“Educare al pregiudizio? No grazie”

Siamo arrivati al triste paradosso che in momenti formativi dedicati alla “accoglienza della diversità” vengono proposti pregiudizi retrogradi nei confronti dell’omosessualità: il tutto con patrocinio della Commissione pari opportunità della provincia, dall'Ufficio pari opportunità provinciale e dal Comune di Verbania. Ci associamo dunque alla denuncia proposta da Marco Coppola presidente Arcigay Nuovi Colori ed  Elena Broggi presidente AGEDO Verbania onlus, che rendono nota una vicenda dai contorni davvero inquietanti. Che vede come “protagonista” la pedagogista Luisa Fressoia conduttrice di un percorso formativo che ha coinvolto diverse classi di istituti della nostra provincia.  Fressoia ha relazionato il lavoro svolto in un incontro a Villa Giulia della Scuola per Genitori intitolato “Come accogliere la diversità. Dalla diversità culturale alle differenze sessuali. Le voci dei ragazzi a scuola”. Tema interessante, lodevole iniziativa….Peccato che la pedagogista in questione abbia sostenuto tesi inaccettabili, ben riassunte dal comunicato di Arcigay e Agedo. Tesi che riprendono le solite argomentazioni trite e ritrite,  retrograde ed oscurantiste, di chi vede l’omosessualità come “qualcosa da riparare”. Biancofiore Style per intenderci, con tutto il corollario di attacco ai movimenti per i diritti lgbt ed il consueto logoro argomentario ideologico di chi artificiosamente contrappone le famiglie eterosessuali considerate naturali, alle coppie omosessuali (evidentemente a torto non ritenute tali). Come Consulta del VCO per la Laicità delle Istituzioni chiediamo alle istituzioni pubbliche che hanno patrocinato questa iniziativa di prendere seccamente distanza da queste teorie del tutto antiscientifiche (in netto contrasto con quanto le discipline pedagogiche, psicologiche, educative oggi affermano). Chiediamo con forza agli Istituti coinvolti di interrompere immediatamente ogni collaborazione con la pedagogista in oggetto. Invitiamo inoltre le associazioni di pedagogisti,  formatori, educatori e le facoltà di scienze della formazione  a stigmatizzare duramente l’accaduto. Nessuno abbia il diritto di travestire il pregiudizio spacciandolo per formazione e pratica pedagogica. Cose di questo genere avvengono nel nostro Paese, avvelenato da forme di invadenza clericale che ne bloccano lo sviluppo e la modernizzazione. Un Paese che, mentre la Francia approva il matrimonio egualitario, nemmeno è riuscito a varare una legge contro l’omofobia. Noi non ci arrendiamo e sappiamo che un giorno potremo scrivere pagine più felici e che anche l’Italia finalmente uscirà dal medioevo.
Jean – Félix Kamba Nzolo (coordinatore della Consulta del VCO per la Laicità delle Istituzioni)
Fabio Ruta (segretario organizzativo della Consulta del VCO per la Laicità delle Istituzioni)